Cyrano de Bergerac (film)

film del 1990 diretto da Jean-Paul Rappeneau

Cyrano de Bergerac

Immagine Depardieu Cannes Cyrano.jpg.
Titolo originale

Cyrano de Bergerac

Lingua originale francese
Paese Francia
Anno 1990
Genere drammatico, romantico
Regia Jean-Paul Rappeneau
Soggetto Edmond Rostand
(opera teatrale)
Sceneggiatura Jean-Claude Carrière, Jean-Paul Rappeneau
Produttore Michel Seydoux, René Cleitman, André Szőts
Interpreti e personaggi
Note

Oreste Lionello ha tradotto in italiano le battute in rima del protagonista

Cyrano de Bergerac, film francese del 1990 con Gérard Depardieu, regia di Jean-Paul Rappeneau.

Frasi modifica

  • Ah no. Non è molto, messere. Ce n'erano da... oh Dio, ce n'erano a volere. Variando il tono dire... per esempio, sentite: Aggressivo: se avessi per naso un monolite io me l'abbatterei sulla pubblica piazza. Amichevole: deve sguazzarvi nella tazza, munitevi di giara quando voleste bere. Descrittivo: è una rocca, è un picco, è un belvedere, che dico un belvedere, penisola, altroché. Curioso: a cosa serve quell'oblungo canapè? Nasconde uno scrittoio? Oppure un portaombrelli? Grazioso: Amate forse a tal punto gli uccelli che padre, sposo e amante, offrite una torretta perché vi si ristorino dal becco alla zampetta? Catastrofico: quando, signore, voi pipate, gli sbuffi dal naso vengon fuori a folate, non vi gridano intorno: "S'è incendiato il camino"? Cortese: se la testa vi inciampa in quel gradino, attento a non cadere e lasciarci le cuoia. Dolce: dovete alzarvi una minima tettoia, se no il color nasale al sole si sbiadisce. Saggio: "Solo una bestia", Aristofane ammonisce, "chiamata ippocampelefantocamaleonte, può avere tanta carne sull'osso sotto fronte". Drammatico: è un Mar Rosso, quando ha l'emorragia. Ammirativo: oh, insegna di gran profumeria! Lirico: è una fontana, e voi siete Tritone? Naif: il monumento quand'è in esposizione? Militaresca: carica con la cavalleria! Pratico: lo infiliamo in qualche lotteria? Non v'è dubbio, signore, sarà il premio più grosso. E parodiando, Piramo, piangente a più non posso: "Ecco quel naso che del volto del padrone distrusse l'armonia! Ne arrossisce il fellone!" Ecco che cosa più o meno avrei sentito se di lettere e spirito foste stato munito. Ma di spirito voi, bel saccone di pelle, non ne aveste un sol alito, e di lettere quelle con cui si scrive la parola "scarafaggio". Aveste per ipotesi avuto poi il coraggio di provocarmi in pubblico, in piena galleria, servendovi di simile, amara allegoria, non sareste riuscito a balbettar l'inizio della metà di un suono, perché io mi delizio di dirmele da me, facendone anche incetta, ma non permetto mai che un altro si permetta. (Cyrano)
  • – Ma è moralmente, che sono un figurino. Io non uscirei mai, sì, per negligenza, un affronto non ben lavato, la coscienza, gialla ancor di dormita, nell'angolo dell'occhio, con l'onore gualcito, gli scrupoli in ginocchio, ma io proceso e sono, in piena lucentezza, piuma d'indipendenza, pennacchio di franchezza. (Cyrano)
  • – Chi amo? Su, rifletti, forza. A me è proibito il sogno di un amore con questo naso al piede, che almen di un quarto d'ora ovunque mi precede. Allora per chi amo? Ma questo va da sé. Amo, ma è inevitabile, la più bella che c'è. (Cyrano)
  • – Stai a dirmi in che maniera? Andar sotto padrone? Cercarmi un protettore? E come oscura edera che all'albero tutore s'appoggia arrampicandosi e leccandogli la scorza, potrei salir da furbo e non invece a forza? No, grazie. Dedicare, in ogni scartafaccio, dei versi ai finanzieri? Buttarsi in un pagliaccio, sperando di vedere, sul labbro di un ministro lo sbalzo di un sorriso, un po' men che sinistro? No, grazie. Banchettare ogni giorno da un pidocchio? Avere il ventre logoro dalle marce e il ginocchio più prestamente sporco, nel punto in cui si flette? Rendermi primatista, in dorso e piroette? No, grazie. Riconoscere talento ai dozzinali? Plasmarsi su ogni critica, che appare sui giornali? E vivere sognando "Oh, sento già il mio stile, percorrere le bozze del mercurio mensile"? No, grazie. Fare calcoli? Tremare? Arrovellarsi? Preferire una visita ad un paio di versi sparsi? Stendere delle suppliche? O farsi commendare? No, grazie. No, grazie. No, grazie. Ma cantare, sognare, ridere? Splendido. Da solo, in libertà. Avere l'occhio sicuro, la voce in chiarità, mettersi, se ti va, di sghimbescio il cappello, per un sì, per un no, fare un'ode o fare un duello. Fantasticare a caccia non di gloria o di fortuna su un certo viaggio a cui si pensa, sulla luna. Se poi viene il trionfo, ebbene, fatti suoi, ma mai, mai, diventare un come-tu-mi-vuoi e se pur quercia, o tiglio, davvero, non si è, se vuoi proprio non alto, ma farcela da sé.
    – Di orgoglio e d'ironia tu te ne fai un proclama, ma, almeno sottovoce, dimmelo, che non t'ama.
    – Taci... (Cyrano)
  • Un bacio. Ma cos'è, così d'un tratto? Un giuramento reso tra sé e sé, un patto più stretto... È come un traguardo che insieme è un avvio, un punto rosa acceso sulla "i" di "amore mio", un bisbiglìo alle labbra perché l'orecchio intenda, il brivido del miele di un'ape che sfaccenda, una comunione presa al petalo di un fiore, un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore e di gustarsi in bocca l'anima poco a poco. (Cyrano)
  • Sto per salir lassù, nella luna opalina, le anime che amo, simili agli estri miei, ritroverò in esilio, tra Socrate e Galilei. Filosofo, naturalista, maestro d'arme e rime, musicista, viaggiatore ascensionista, istrione, ma non ebbe claque, amante anche, senza conquiste. Qui giace, Ercole Savignano, Cirano De Bergerac, che fu tutto e lo fu invano. Ah, io vado, pardon, non posso fare attendere. Visto, il raggio di luna che mi è venuto a prendere? Non voglio il vostro appoggio, null'altro che le piante. Lei viene, già mi sento di marmo raggelante, inguantato di piombo, oh, poiché lei in cammino, andrò ad incontrare la sua falce col mio destino. Voi che dite, non serve? Lo so, bella scoperta, perché battersi solo se la vittoria è certa? Più bello quando inutile, tra scocchi di scintille. Chi sono tutti quelli? Ma siete mille e mille! Ah, sì, vi riconosco, nemici miei in consessi, menzogna, codardia, doppiezza, compromesso, lo so che alla fin fine voi mi darete il matto, che importa, io mi batto, io mi batto, io mi batto! Voi mi strappate tutto, l'alloro e la rosa. Servitevi. Malgrado voi, mi resta un'altra cosa che è mia. E quando a sera entrerò in quel di Dio, spazzerà il mio saluto l'azzurro sfavillio e offrirò con l'orgoglio che mai macchiai né macchio, l'indomita purezza del... mio pennacchio. (Cyrano)

Dialoghi modifica

  • Cyrano: Perché?
    Cristiano: Perché eh... Sono sciocco, da morirne di vergogna.
    Cyrano: Ma no che non lo sei, se te ne fai rampogna. E poi non lo sembravi nel prendermi a bersaglio.
    Cristiano: Ma si trovan le parole, andando allo sbaraglio! Sì, ho un certo spirito, di stampo militare, ma quando c'è una donna non riesco più a parlare. Certo, quando mi guarda una donna si scirocca.
    Cyrano: E l'aria cambia subito appena che apri bocca.
    Cristiano: Non so parlar d'amore.
    Cyrano: Io lo saprei, però chi è che nel guardarmi ci crederebbe un po'?
    Cristiano: Riuscire a dire "corpo" al posto di "carcassa".
    Cyrano: Un piccolo grazioso moschettiere che passa.
    Cristiano: Rossana è preziosa, nell'anima e nel gesto. Mi manca un po', si dice, d'eloquio…
    Cyrano: Te lo presto! Tu prestami il tuo fascino vincente, forte e ganzo, e facciamo di noi due un eroe da romanzo!
    Cristiano: Che?
    Cyrano: Dimmi, ce la fai a imparare le lezioni che ogni giorno avrai da me?
    Cristiano: Tu mi proponi... ?
    Cyrano: Poiché tu temi solo di raffreddarle il cuore.
    Cristiano: Ma Cirano!
    Cyrano: Cristiano! Vuoi?
    Cristiano: Il mio timore... hai gli occhi che ti brillano!
    Cyrano: Vuoi?
    Cristiano: Questo ti farebbe così tanto piacere?
    Cyrano: Questo... Sì, mi divertirebbe!
  • Madre Margherita: Il nostro ribelle non va su questo punto provocato, sorelle. Se non tornasse più? Basta con le novene.
    Suor Marta: Ma Dio...
    Madre Margherita: Rassicuratevi. Dio lo conosce bene.
    Suor Clara: Ma il sabato, ogni volta, con aria da gradasso, mi dice: "Ieri, sorella, feci venerdì grasso".
    Madre Margherita: Vi dice questo?
    Suor Clara: Sempre.
    Madre Margherita: Ma sabato passato eran due giorni interi che non avea mangiato.
  • Suor Marta: Questa è l'ora, madame. Qualche contrarietà?
    Rossana: Nulla gli può impedire di venire.
    Suor Marta: È qua!
    Rossana: Sta finendo la lana. I colori, che inganni, difficile accostarli. Dopo quattordici anni, per la prima volta in ritardo.
    Cyrano: Sì, lo so, e m'arrabbio. Mi ci hanno costretto, però, a causa di una visita assai inopportuna.
    Rossana: Ah, sì? Di un seccatore?
    Cyrano: No, cugina, di una seccatrice.
    Rossana: L'avete mandata via?
    Cyrano: Eh... Le dissi: "Scusatemi ma è sabato, giorno in cui mi prefissi di non mancar di visita a una certa signora. Nulla potrà impedirmelo. Ripassate tra un'ora".
    Rossana: Se vi vuole stasera, prima dovrà aspettare. Avanti che imbrunisca io non vi lascio andare.
    Cyrano: Ma forse un po' più presto occorrerà che io parta.
    Rossana: Non fate i dispettucci a suor Marta?
    Cyrano: Sì. Suor Marta, venite. Ah, ah, ah, begli occhi di viltà.
    Suor Marta: Che avete?
    Cyrano: Niente. Ieri ho mangiato grasso!
    Suor Marta: Si sa. Ma siete così pallido!
    Cyrano: State zitta.
    Suor Marta: Vi aspetto subito in refettorio, e vi darò un brodetto caldo in scodellone.
    Cyrano: D'accordo.
    Suor Marta: Ci verrete?
    Rossana: Lo convertite?
    Suor Marta: Io? Ma io non sono un prete.

Citazioni su Cyrano de Bergerac modifica

  • Feci una cosa bellissima con lui [Oreste Lionello], devo dire, la cosa più bella secondo me che ho fatto nel doppiaggio […] che è Cyrano di Bergerac, dove […] io avevo paura, dicevo, ma Lionello aveva più paura di me per l’adattamento che, invece, è una delle cose più straordinarie che abbia fatto. (Oreste Rizzini)

Voci correlate modifica

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