Commenda di San Giovanni di Pré
edificio religioso di Genova
Citazioni sulla Commenda di San Giovanni di Pré di Genova.
Citazioni
modifica- A Genova ho scritto le prime poesie, che la domenica andavo a ricopiare a macchina nello scagno di mio padre in piazza della Commenda, in pieno porto, e più tardi in piazza dell'Acquaverde, accanto all'antica chiesa di San Giovanni di Prè, grigia a buia – nel suo buio Medioevo – come un sommergibile. (Giorgio Caproni)
- [Sulla chiesa di San Giovanni di Pré] Come una stella a cinque punte ti ricorda il crociato che ha lasciato qui gli occhi dell'amore, ultimo approdo, sapendo all'orizzonte l'orde dei Mori. E tu rimani ancora, pietra su pietra, ad aspettare i ritorno, agghindato come una bella donna, forte come la speranza d'una giovinetta. (Vito Elio Petrucci)
- [Sulla chiesa di San Giovanni di Pré] Dicevano Messa, in quel momento, all'altar maggiore. E l'altar maggiore era, naturalmente, in fondo alla Chiesa, di faccia all'ingresso, al centro di un'altra abside. Dunque, un esempio strano, se non unico, di una chiesa con due absidi. Gli altari e le decorazioni erano di stile barocco. Tuttavia, l'effetto generale dell'interno era severo, solenne; era, soprattutto, di una vastità che all'esterno non avevo sospettato. Il pavimento di pietra, pulitissimo. Il noce degli inginocchiatoi luccicava. E brillavano qua e là, ai raggi del sole mattutino che penetrava dagli alti finestroni, le targhette d'ottone coi nomi delle famiglie.
- La chiesa era lì, precisa, massiccia, e allo stesso tempo misteriosa: come un rimprovero cupo, inespresso: come un messaggio confuso, sgradevole, sinistro, che non avessi il coraggio di decifrare.
- [Sulla chiesa di San Giovanni di Pré] Preferisco verso il porto, perché, da quel lato, affacciandomi a qualunque finestra, di giorno o di notte, posso vedere il campanile romanico, i tetti di ardesia e l'abside di una certa chiesa. E questa chiesa, a non più di venti metri di distanza, stretta e come incastrata fra le vecchie case, mi commuove in modo particolare. [...] Anche due ore fa, appena arrivato; anche adesso, se mi alzo dallo scrittoio e vado alla finestra: vedo, al riflesso delle pubblicità luminose di Principe, tra i tetti, le mura e i cortili delle umili costruzioni che si addossano intorno da ogni parte, quelle forti forme di pietra grigia e scabra, il grosso campanile a trifore, soprattutto l'alta, massiccia cuspide ottagonale che lo sovrasta. E resto incantato, lungo tempo, a guardare. Né so staccarmi dalla finestra se non quando il vento duro e freddo (quel vento di altomare che, da novembre a marzo, è quasi l'anima di Genova) mi sorprende con un brivido.
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