Cecilia Sala

giornalista italiana (1995-)

Cecilia Sala (1995 – vivente), giornalista italiana.

Citazioni di Cecilia Sala

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  • C'è una differenza fondamentale tra paura e panico. La paura, in certe situazioni, è utile perché ti protegge, aiuta a concentrarti, a migliorare vista e udito, riducendo il rischio di farti del male. Il panico, invece, ti rende più pericolosa per te stessa rispetto alla situazione in cui ti trovi.[1]
  • [Sotto una foto del suo profilo Instagram] Teheran, mi è mancato persino il tuo smog.[1]

Intervista di Nadia Corvino, illibraio.it, 25 settembre 2023.

  • [Come si raccontano luoghi in cui passata la notizia più eclatante, si rischia venga perso l'interesse dei lettori?] Questo è un po' il problema di chi si occupa di esteri, ed è anche un circolo vizioso, perché leggendo le notizie provenienti da certe parti del mondo solo due volte l'anno poi è difficile capirle. In più, chi si occupa di paesi come Iran e Afghanistan, ma anche di Ucraina, a differenza di chi si occupa di Stati Uniti o di Francia deve dare per scontate meno informazioni, perché si conosce meno la loro cultura e la loro storia. A chi racconta serve più spazio per dare elementi di contesto e un po' di bravura per non renderlo un saggio respingente, e serve anche un po' più di concentrazione da parte del lettore per rimettere insieme i pezzi.
  • [C'è anche una categoria di lettori che di fronte a flussi di notizie particolarmente disturbanti, come quelli che provengono dai paesi in guerra, sceglie di evitare di informarsi su quel tema.] Se da un lato non scuserei chi si allontana, perché informarsi su quello che succede è importante, dall'altro in questo fenomeno c'è anche la responsabilità di chi le notizie le fornisce in un certo modo. Il sensazionalismo delle breaking news, sconnesse le une dalle altre, in cui si dà spazio senza contesto solo alle dichiarazioni più assurde e più allarmiste, più che a informare punta a mettere ansia, ed è normale che, a un certo punto, allontani e spaventi le persone.
  • [La multimedialità dell’informazione sembra anche aver contribuito a un rinnovato interesse verso gli esteri, soprattutto nelle generazioni più giovani.] Credo che gli avvenimenti che racconto [nel libro L'incendio] siano stati protagonisti di questo rinnovato interesse. Dopo aver visto le immagini della caduta di Kabul del 15 agosto del 2021, di un'invasione con i carri armati alle porte dell'Europa e di una protesta senza precedenti in Iran, chi credeva stessimo andando ogni giorno più vicini a un mondo un pochino più pacifico ha visto quell'illusione infrangersi. Gli esteri, quindi, non possono più essere relegati a pagine di interesse per una ristretta cerchia di persone. Va anche detto che le generazioni più giovani hanno a che fare quotidianamente con il resto del mondo, vivono questa separazione in modo meno netto e guardano ai problemi con una prospettiva più globale di quanto non facessero le generazioni precedenti.
  • [Le storie personali nel libro emergono come punti chiave nell'affrontare la complessità degli eventi recenti.] Certo, perché una storia potente ha un pubblico potenzialmente sconfinato, non incuriosisce soltanto a chi si interessa di geopolitica o di esteri. Una storia, inoltre, aiuta a creare quell'intimità di cui parlavamo prima: immedesimarsi con un altro essere umano è naturale, mentre partendo dalla teoria questa immedesimazione è difficile, se non impossibile. Le storie particolari, così, si fanno portatrici di messaggi universali.
  1. a b Citato in G. Pr., «Teheran, ti amo». Quella passione per il mondo tra tv e podcast, Corriere della Sera, 28 dicembre 2024.

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