Carlo Magno

re dei Franchi e dei Longobardi e primo imperatore del Sacro Romano Impero

Carlo Magno (742 – 814), imperatore del Sacro Romano Impero.

Carlo Magno, in un'opera di Albrecht Dürer

Citazioni di Carlo Magno modifica

  • Missione mia è di difender, aiutante la divina misericordia, e all'esterno colle armi la santa Chiesa di Cristo contro ogni attacco de' pagani ed ogni guasto degli infedeli, e consolidarla nell'interno colla professione della fede cattolica; obbligo vostro [riferito a Papa Leone III] è d'elevar le mani a Dio, come Mosè, e sostener colle vostre preci il mio servizio militare.[1]

Citazioni su Carlo Magno modifica

  • Allorquando Carlo Magno venne a Roma a prendervi la corona imperiale dalle mani di Papa Adriano[2], insorse una fiera lite fra i musici Francesi, condotti dall'Imperatore e gl'Italiani, sulla preminenza nel canto fra le due nazioni. Venuto in conoscenza di ciò l'Imperatore, volle farsi egli stesso giudice della lite, e ordinò che da ambedue le parti si venisse ad un pubblico esperimento. L'esito fu propizio per gl'italiani; anzi Carlo Magno rimase talmente persuaso della loro superiorità, che ne cercò due al Pontefice por mandarli in Francia a fondarvi delle scuole di canto; e ordinò che in tutte le chiese della sua monarchia non si dovesse per l'avvenire usare altro canto che il romano. (Giovanni Frojo)
  • Carlo era un sovrano potente, amato, ma non da tutti i sudditi in misura uguale. Specialmente non da tutti i nobili del suo vasto dominio, in alcuni dei quali era sempre rimasta la nostalgia della spartizione che li aveva tentati alla morte del fratello di Carlo, quando ancora il regno franco era dimezzato. Carlo aveva allora annientato ogni resistenza, imponendosi con autorità come unico detentore del comando. Indubbiamente vi era molto dispotismo nel suo esercizio del potere; e anche un atto di usurpazione nei confronti degli eredi del fratello, arduo da cancellare nell'animo di coloro che da quel sopruso si erano sentiti privati di sperare ricompense, di privilegi, di ricchezze. (Gianni Granzotto)
  • Carlo, la cui natura era tutta assorbita dal mondo esteriore, si appagava nell'azione e non conosceva problemi di coscienza. Anche Carlo si era sentito cristiano, ma in lui i precetti della Chiesa si inserivano senza contrasto nell'ideale tradizionale germanico della nobiltà guerriera, e quest'ultimo era, in fine, il motivo che più fortemente lo avvinceva. Quando tra lezione cristiana e ideale guerriero si manifestavano delle divergenze, queste non offrivano a Carlo materia di meditazione tormentosa: l'ascendente e la forza di Carlo stavano nell'ingenua semplicità del suo agire e nella naturalezza con la quale era convinto che ogni sua azione non potesse che essere giusta. In Carlo i contemporanei riconobbero un uomo simile a loro, fu per questo che neppure i suoi errori poterono diminuire la sua popolarità. (Heinrich Fichtenau)
  • D'amor, di fé, di cuor, di lingua schietto | fu Carlo Magno al mondo celebrato; | Carlo e Carlone insieme li fu detto | perch'era grande, grosso e ben formato; | di credulo e corrivo ebbe difetto | per creder troppo a Gano suo cognato; | del resto fu da ben più del bisogno, | tanto da ben ch'a dirlo mi vergogno. (Pietro Aretino)
  • Dov'è quel Carlo, che d'Europa il pondo | libra e corregge nell'immensa mole, | germe sublime d'arbore fecondo, | e d'Ibera eroina inclita prole: | ne' suoi be' giorni si raddoppia il mondo, | né mai tramonta ov' egli impera il sole, | poiché aggiunti i materni ai patrii regni | lo scettro stende oltre gli Erculei segni. (Angelo Maria Ricci)
  • Fu Carlo Magno un bel cacca pensieri | e padre di civetti e fottiventi. (Pietro Aretino)
  • I menestrelli ripagarono Carlo Magno per la sua benignità verso di loro. Gli diedero fama immortale; poiché per tutto il Medioevo la leggenda di Carlo Magno si accrebbe, ed egli divide col re Artù l'onore di essere l'eroe di uno dei massimi cicli narrativi del Medioevo. Ogni nuovo secolo lo rivestì dei propri panni e cantò su di lui nuovi versi. Ciò che i cronisti dei monasteri non avrebbero mai potuto fare per Carlo Magno, nel chiuso delle loro cellette, lo fecero questi menestrelli disprezzati e maledetti: gli diedero ciò che forse è più desiderabile di un posto nella storia – gli diedero un posto nella leggenda. (Eileen Power)
  • Improvvisamente mi sono ricordato il mio Carlo Magno: "Lasciate che i miei eserciti siano le rocce, gli alberi, e i pennuti del cielo." (Indiana Jones e l'ultima crociata)
  • L'armi io canto e gli Eroi, la pugna accesa | pe' talami e per l'are, e il doppio assalto, | e le gesta de' Regi, onde sospesa | la bilancia di Dio stette dall'alto: | del Longobardo la fatal contesa, | dell'Alpe i campi, e di Pavia lo spalto, | allorché Italia del suo meglio in forse | stette, e Carlo vincendo la soccorse. (Angelo Maria Ricci)
  • La discendenza di Carlo Magno ebbe proporzioni quasi bibliche, una fitta selva di diciannove figli, otto maschi e undici femmine. Biblico fu anche lo stuolo di donne che tenne nel suo letto: cinque mogli di cui la regina di Aquisgrana, Liutgarda, fu l'ultima; più quattro concubine ugualmente ricordate, Maldegarda, Gervinda, Regina, Adalinda che riempirono un po' disordinatamente la sua vecchiaia quando, dopo la morte di Liutgarda, «continuò a corte il governo delle gonnelle». Gli esempi dell'amore patriarcale erano illustri. Per Salomone nel Cantico dei Cantici «son sessanta le regine, e ottanta le altre spose». (Gianni Granzotto)
  • Significato peculiare dell'opera di Carlo fu di aver saputo guidare con la sua potente personalità l'ascesa del popolo franco, sino a raggiungere quell'acmé, che altrimenti sarebbe stato toccata solo dopo l'opera faticosa di molte generazioni. Carlo poté raggiungere questa meta perché la sua personalità era in piena armonia con le forze attive del suo popolo e perché queste egli le riuniva come nel loro punto focale. Se non fosse stato così, a ben poco sarebbe valsa la pienezza dei poteri concentrati nelle mani dell'Imperatore; se tutta la società non fosse stata tanto simile a Carlo egli non avrebbe potuto trasformarla secondo se stesso, non sarebbe riuscito a darle il suo nome. Pensando a questo, svaniscono quei caratteri magici e quell'aspetto quasi demiurgico che l'antica saga – e tanta moderna letteratura – hanno celebrato nell'opera di Carlo. Ma quel che rimane basta ad assicurarle una positiva grandezza nella storia. (Heinrich Fichtenau)
  • Studiò con grande diligenza le arti liberali; ne venerava i maestri, che riempiva di onori. (Eginardo)

Note modifica

  1. Citato in Cesare Cantù, Biografie per corredo alla Storia universale, p. 268.
  2. La corona imperiale fu consegnata a Carlo Magno da papa Leone III il 25 dicembre dell'anno 800. Papa Adriano I morì il 25 dicembre del 795

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