Basilica di San Petronio

edificio religioso di Bologna

Citazioni sulla basilica di San Petronio di Bologna.

La basilica di San Petronio vista dalla torre degli Asinelli
  • A Bologna due questioni che da decenni ritornano in modo ciclico sono quelle della facciata di S. Petronio e della cornice di coronamento del palazzo del Podestà.
    Quella di S. Petronio quasi può dirsi che esiste soltanto negli istruttivi ed interessanti tentativi dei tanti progetti dei secoli scorsi: alcuni dei quali, come quelli di Giulio Romano e del Palladio, sovrapponevano francamente e senza transazioni una composizione del Rinascimento, cioè di arte del proprio tempo, allo schema che in certo modo esprime l'interno organismo; altri, come quello del Vignola o come quelli dei moderni concorsi hanno cercato, più o meno goffamente ed arbitrariamente, di adattarsi ad uno stile trecentesco, come è accaduto a Firenze e ad Arezzo.
    Infelici gli uni e gli altri: utili solo per persuadere che la facciata di S. Petronio deve rimanere, salvo qualche lieve ritocco, così com'è, come l'hanno riccamente foggiata nella zona basamentale Jacopo della Quercia e l'Arriguzzi ed il Seccadenari, e con la parte superiore semplice e nuda col suo paramento di «fosco vermiglio mattone» su cui il tempo ha passato la sua patina. (Gustavo Giovannoni)
  • La libertà conquistata [dai bolognesi] contro i Visconti, il desiderio di porre a suggello del nuovo regime repubblicano una costruzione grandiosa, dedicata a un santo locale, forse l'emulazione, che li spingeva a superare il duomo di Milano e quello di Firenze, furono le cause dell'erezione di San Petronio. (Guido Zucchini (storico))

Igino Benvenuto Supino modifica

Citazioni in ordine temporale.

  • Si vuole per tradizione ormai accolta e indiscussa che la chiesa immaginata da maestro Antonio[1] fosse a croce latina, con braccia sviluppatissime, con una grandissima e altissima cupola sulla crociera, con un coro a deambulatorio e cappelle raggianti... Ma questa tradizione ha qualche fondamento di verità?
    Nessuna particolare indicazione intorno al disegno del San Petronio possediamo prima del secolo XVI; e la tradizione ora accennata popolare ed erudita insieme nasce soltanto nel seicento, né certo risale benché tanto fortunata oltre ai progetti e alle piante del secolo precedente.
  • Mentre lentamente si continuava la fabbrica del San Petronio i tempi mutuavano e coi tempi i gusti degli uomini. Firenze aveva già coronato per opera del Brunellesco[2] la sua Cattedrale, Milano si gloriava per la bellezza e magnificenza del suo Duomo. Bologna non doveva esser da meno: e poiché non si poteva vincere le altre due chiese in ricchezza di ornati e di decorazioni, si volle almeno sorpassarle in grandiosità, e si continuò a fabbricare nuove campate, oltre quelle volute dal disegno primitivo di maestro Antonio[1].
  • Nell'interno del San Petronio non solo la pianta quadrata delle volte mediane, ma le proporzioni generali della costruzione, nonché quel singolare carattere di parsimonia, anzi di povertà, richiamano a Santa Maria del Fiore.
    Mentre però in questa chiesa alla linea verticale dell'arco acuto si contrappose, per un innato sentimento classico, il ballatoio, quasi per contrastare l'effetto slanciato dell'arco stesso, e per distruggere la logica significazione della struttura gotica, nel San Petronio nessun elemento estraneo turba la interna grandiosità dello spazio e l'arduo slancio delle vôlte: onde più pieno e vivo è l'effetto che produce la chiesa bolognese in confronto alla fiorentina.

Note modifica

  1. a b Antonio di Vincenzo (1350 – 1401/1402), architetto italiano.
  2. Filippo Brunelleschi.

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