Arrivano i bersaglieri
film del 1980 diretto da Luigi Magni
Arrivano i bersaglieri
Titolo originale |
Arrivano i bersaglieri |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1980 |
Genere | satirico |
Regia | Luigi Magni |
Soggetto | Luigi Magni |
Sceneggiatura | Luigi Magni |
Produttore | Fulvio Lucisano |
Interpreti e personaggi | |
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Note | |
Musiche: Armando Trovajoli |
Arrivano i bersaglieri, film italiano del 1980 con Ugo Tognazzi, regia di Luigi Magni.
Frasi
modifica- Tutti italiani sono diventati, tutti! In ventiquattro ore! (Don Prospero)
- Eh, Don Alfonso... siamo rimasti gli ultimi romani! Io bolognese, e voi napoletano. (Don Prospero)
- La verità è che sono un padre permissivo. Figuratevi che le do anche il permesso di tenere sul tavolo il ritratto di quel tanghero [Garibaldi]. Tsé! "L'eroe dei due mondi"...! (Don Prospero)
- "No, no, no!" L'avverbio dei figli! Io a mio padre ho sempre risposto "Sì!". Poi mi sono trovato anche bene. (Don Prospero)
- Non se lo meritano uno come te. (Nunziatella, a Don Prospero)
- [durante un duello] Il primo che parla, che mette bocca, che fa il tifo, che rompe i coglioni, io gli sparo, e a chi tocca tocca! (Don Prospero)
- Ma chi te credi che continuerà a comanna' a Roma? (Padre Paolo)
Dialoghi
modifica- [Dopo aver sentito Olimpia suonare Per Elisa]
Alfonso: Avete suonato con molto sentimento. Chopin mi fa sempre piangere.
Olimpia: E avete pianto sbajiato. Era Beethoven.
- Olimpia: S'è svegliato male?
Nunziatella: Sì, s'è svegliato italiano.
- Don Prospero: Secondo te abbiamo sparso del sangue? Mortacci tuoi... lo sai le perdite che ha subito l'esercito pontificio? Ufficiali: 1, truppa: 5. Neanche all'assedio di Roccacannuccia... e le vostre?
Gustavo: Le nostre? Ufficiali: 3, truppa: 29.
Don Prospero: Totale delle perdite?
Gustavo: Totale delle perdite: 38 morti.
Don Prospero: Ah, e questo me lo chiami "spargere sangue"? In Francia 38 soldati saltano con una sola cannonata. Quello sì che è un paese serio!
- Don Prospero: Io, certe volte, sto un'intera giornata a guardare un comò.
Olimpia: Io l'ho sempre saputo che, un giorno o ll'altro, te portano ar manicomio!
Don Prospero: Intanto io posso dire di aver visto tutto il mondo seduto su una sedia e guardando sopra un tavolo.
Nunziatella: [notando che Costanza fa piedino a un reticente Alfonso] Però sotto nun c'avete guardato mai, eh?
- [dandosi appuntamento con Gustavo]
Olimpia: Stasera, quanno è scuro, a 'na cert'ora.
Gustavo: Sì. Mi scusi ma... cos'è "una cert'ora"? A che ora corrisponde?
Olimpia: A 'na cert'ora. A Roma, 'na cert'ora è 'na cert'ora.
- Anselmo: Io ho capito chi era, non era una donna... era la Morte!
Padre Paolo: Ah! A me mica me potete fa' 'sti scherzi, sa'! E poi, scusa, la Morte non è lo scheletro col lenzuolo, la falce in mano...?
Anselmo: Ma questo per la plebe... e io, modestamente, discendo dai viceré.
- Anselmo: Ci sta una striscia di sangue.
Padre Paolo: [spaventato] Dove?
Anselmo: Qui, tra me e la donna che amo. Per questo mi ostacola.
Padre Paolo: A, 'mbe, certo.
Anselmo: Non vuole che io la passi.
Padre Paolo: La striscia?
Anselmo: Sì. Ma io ho già deciso: la passerò, e la sfido a fermarmi!
Padre Paolo: Ma sì, che ve frega...
- Nunziatella: Attento a 'ndo mettete i piedi, perché a Roma nun ce sta nessun rispetto pe' la vestigia del passato.
Gustavo: Non ho capito. [si pulisce le scarpe su un sasso] Ho capito.
- Nunziatella: 'Na serva compiacente è indispensabbile, pe' regge il gioco.
Gustavo: Quale gioco?
Nunziatella: Ahò, ma voi da dove venite?
Gustavo: Desenzano del Garda.
Nunziatella: Ecco, apposta, la montagna der sapone!
- Olimpia: Avete aspettato molto?
Gustavo: No, sono arrivato puntualissimo... a 'na cert'ora.
- Gustavo: È caduto per la patria, quindi è sempre presente alle bandiere. È come se non fosse successo. Non si muore mica! Olimpia! Lei adesso non ci crederà, ma è come se fosse ancora tra noi. Non glie lo dico mica per consolarla, anzi. Le dirò, per me Urbano è ancora vivo.
Olimpia: Però è morto!
Gustavo: Bhé, certo, questo sì, però è morto da eroe.
Nunziatella: Eroe? Io l'ho tenuto in braccio da piccolo. Piagneva sempre e ciaveva paura del buio. Se consolava solo quanno me metteva le manine dentro alle zinne...
- [spiando Costanza e Alfonso]
Gustavo: Cosa fanno?
Nunziatella: Bhè, la cosa, praticamente, sarebbe così: la donna... cioè, no, l'omo se cala i calzoni...
- Nunziatella: Voi chi sete?
Gustavo: In che senso, mi scusi?
Nunziatella: De nascita.
Gustavo: Son lombardo.
Nunziatella: No, dicevo de famiglia.
Gustavo: Numerosa.
Nunziatella: Ma sete nobile o borghese?
Gustavo: Mio padre era un impiegato, però guardi che mi ha fatto studiare, sa, ha fatto tanti sacrifici.
Nunziatella: Ecco, invece Don Alfonso non ha fatto nessun sacrificio, perché l'antenati sui erano grandi de Spagna.
- Don Prospero: Le donne, sapete, sono bizzarre, non è detto che tutte diano importanza... mia moglie, per esempio, lo troverebbe abbondante, come dire... volgare, ecco.
Alfonso: Bhé, no perché "volgare?"
Don Prospero: Io, per esempio, non sono volgare. ["ispezionando" Alfonso]
- Gustavo: Guardi che ha la parola d'onore di un ufficiale italiano.
Alfonso: Ma guardi che non è molto.
- Nunziatella: Toto, che è successo?
Toto: I bersaglieri hanno invaso er palazzo.
Nunziatella: Ma, quando i preti te 'nvadono il letto, mica strilli così.
- Padre Paolo: E voi non v'associate [alla preghiera]?
Gustavo: Anche volendo non potrei, sono in peccato mortale?
Padre Paolo: E che avete fatto?
Gustavo: Ho servito la patria, e Pio IX ha scomunicato tutti quelli che hanno partecipato alla costituzione del Regno d'Italia.
Padre Paolo: Sì, vabbé, ma non è che, pe' un'Ave Maria, ve umiliate come Enrico IV a Canossa.
Gustavo: Mi dispiace, non posso.
Padre Paolo: [rassegnato] E allora vaffanculo.
- Olimpia: Dentro a 'sto palazzo nun stamo mica in Italia.
Gustavo: È zona extraterritoraiale?
Olimpia: No... è zona extratemporale. Qui stiamo ancora nel Medioevo.
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