Architettura romana
stile architettonico
Citazioni sull'architettura romana.
- Come della strada, l'architettura romana si fece gloria di un'altra costruzione di utilità pubblica, dell'acquedotto. A servigio di esso pose uno dei suoi elementi caratteristici: l'arco, che nello stesso tempo fu snello sostegno, superò i salti del terreno e regolò la pendenza del decorso. Con la cloaca e con la strada poteva l'acquedotto essere considerato nell'antichità uno dei tre monumenti che manifestavano la potenza e la magnificenza romana. E gli acquedotti di Roma ancor più che una meraviglia della città potevano essere vantati tra le meraviglie del mondo. (Alessandro Della Seta)
- Essenzialmente problemi di spazio pose all'architettura romana la sua civiltà e questi problemi risolse sostituendo all'architettura rettilinea quella curvilinea dell'arco, della volta, della cupola perché ha più vasta campata di copertura e modificando di necessità a tale scopo il suo sistema di struttura. Di qui derivano le profonde differenze che esistono tra le due architetture quando noi le esaminiamo nei loro monumenti più originali.
L'architettura greca è pietra o marmo, è blocco connesso a blocco, è lenta cesellatura di una forma perfetta: l'architettura romana è nucleo di cemento, sassi e mattoni, è massa che sembra sia stata colata di getto, è celere elevazione di un segno di dominio. E rimane imponente, anzi sembra più rudemente romana quando il tempo ne ha sgretolato la crosta straniera di marmi e di stucchi, ma non ne ha potuto rosicchiare la robusta ossatura.
L'architettura greca è costruzione esteriore da essere contemplata, è colonnato largo e luminoso ma cella oscura ed angusta: l'architettura romana è vasto ed utile spazio interiore per raccogliere un popolo, è blocco di muraglia che protegge e nasconde; all'esterno sembra nuda ed inaccessibile fortezza, all'interno è respiro ampio di sale grandiose. (Alessandro Della Seta)
- La novità più importante dell'architettura romana è l'impiego degli archi. Quest'invenzione aveva avuto una parte esigua o nulla nell'architettura greca, benché possa essere stata nota agli architetti. Costruire un arco con pietre a forma di cuneo è ardua impresa ingegneristica ma una volta che il costruttore sia riuscito a impadronirsi di questa tecnica, se ne può valere per progetti sempre più arditi. Può gettar sui pilastri un ponte o un acquedotto, può perfino servirsene per costruire una volta. (Ernst Gombrich)
- Mai forse come nel periodo imperiale romano è esistita nella vita architettonica una così fervida potenza inventiva, non soltanto nel costituirsi un repertorio di schemi e di forme, ma nel trovare, quasi plasticamente, per ogni caso, per ogni monumento espressioni nuove. L'architettura greca aveva data alla sua arte il compito principale di perfezionare in modo insuperabile un unico tipo, quello del tempio, un'unica embriologia, quella degli ordini architettonici. L'architettura romana invece, rispondendo plasticamente alle esigenze della utilitas, crea quasi per ogni tema un'architettura diversa – le architetture dei templi, delle basiliche, degli anfiteatri, degli archi onorari, delle terme, della casa, della tomba – e si vale di nuovi elementi di linee e di volumi, spesso basati sulla curva, o disposta in piano, o in alzato, e plasma spazi a tre dimensioni, associando le masse con nuovo sentimento di proporzione, ricercando effetti di luci e di ombre, di grandezza effettiva e di grandezza prospettica. L'ordine architettonico vi è accolto come elemento aggiunto, la decorazione come rivestimento sovrapposto all'ossatura, quasi arazzo collocato in occasione di una festa a dare aspetto attraente e nobile ad un edificio. (Gustavo Giovannoni)
- Eccellenti mattoni, eccellente cemento, eccellente manualanza, ottimi costruttori: questo il trionfo tecnico dell'architettura romana, all'apogèo che segna il vero stile romano e questo il segreto della sua esistenza. Vastità e sontuosità, ordini architettonici sovrapposti, l'arco, la vòlta e la cupola sviluppatissime: questo il trionfo estetico della nostra architettura, del nostro stile, influenzato dall'Etruria, dalla Grecia, dallo stile ellenico e ellenistico, audace e gagliardo, imponente e fastoso. Il genio italico diè ad esso il suo tono, diè il suo accento che riassume e glorifica: riassume le architetture anteriori di cui l'architettura romana è, infatti, la sintesi e il téma finale.
- L'arco, la vòlta, la cupola costituiscono l'architettura romana, lo stile romano, cioè lo stile imperiale di Roma, l'Urbe nel periodo del suo dominio, il dominio romano che paralizza ogni sogno che dovesse tramutarsi in realtà.
- Impressionante a Roma la sovrapposizione degli ordini che la Grecia adottò timidamente anche nel periodo ellenistico rispetto a Roma, che lo svolse quanto più poté negli edifici pubblici e nei privati, comprese le case che salirono alte per necessità di spazio, insegna Vitruvio. Un ordine sopra l'altro dunque; archi, vòlte, colonne, trabeazioni producevano uno spettacolo quasi nuovo e un'imponenza quasi miracolosa, e questo spettacolo e questa imponenza è lo stile romano, assieme che offusca quando non ingombra colla ricchezza.
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