Anna Maria Brizio

storica dell'arte italiana (1902-1982)

Anna Maria Brizio (1902 – 1982), storica dell'arte, critica d'arte e docente italiana.

Anna Maria Brizio

Citazioni di Anna Maria Brizio

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  • [Paul Cézanne] Riprendeva infinite volte lo stesso motivo [...] E [lo] spogliava d'ogni particolare accessorio, episodico, lo riduceva all'essenziale. Ma, allora, dava ad ogni elemento pari risalto, il massimo dell'evidenza. I suoi fondi ribaltano in primo piano, s'affacciano, urgenti, fra gli interstizi degli oggetti in primo piano e si intarsiano con essi. Anziché sfondare, i profili lontani tendono ad avvicinarsi, ad imporsi evidenti. Quasi sempre, anzi, i primi piani sono aboliti e la visione trascorre direttamente agli ultimi, incombenti. [...] La verosimiglianza, la riproduzione descrittiva dell'oggetto sono scartate; con pochi elementi essenziali Cézanne crea delle nature morte come creerebbe, ponendo pietra su pietra, una costruzione primitiva, senza piano preordinato e senza raffinamenti. Le sue figure hanno la stessa rudimentale apparenza: immote, senza articolazioni.[1] (da Ottocento-Novecento, I, 1962)

Ottocento Novecento

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  • Daumier coglie un gesto, un atteggiamento e lo lancia con tale potenza espressiva nei dominî della fantasia, che il motivo più umile, trasfigurato, assume un tono epico: nuova grandiosa commedia umana. È significativo ch'egli, il presunto grande «verista», non sapesse disegnare dal vero. (Romanticismo-realismo, cap. VI, p. 135)
  • [...] se pensiamo alla calda e libera simpatia umana di Daumier, alla sua appassionata, ironica trasfigurazione fantastica della realtà, non potremo fare a meno di sentire ciò che di ricercato è nella pittura umanitaria, pur così nobile d'intenti ed elevata, di Millet. Certi suoi quadri, come il troppo celebre Angelus ad esempio, svelano un'insistenza sentimentale sul tema, a cui certo devono la loro popolarità, ma che appare troppo chiaramente come un residuo psicologico non del tutto trasfigurato in arte. Molte altre sue composizioni hanno un accento più contenuto e più alto: scene rustiche di contadini e campagne, esenti da ogni minuteria di genere, costruite con larghezza sintetica di piani, quasi celebrazione lenta e severa della rude e laboriosa vita dei campi; ma spesso, specie negli anni tardi, cadono in una certa gravezza e uniformità di tocco e d'impasto, in un'insistenza monotona sugli stessi motivi ed atteggiamenti spirituali. Forse il meglio dell'opera di Millet è da ricercarsi fra i suoi disegni, fra i suoi pastelli, quasi disegni colorati anch'essi, tanto scoperta vi appare la traccia del segno grafico e la modellazione per via del tratto. (Romanticismo-realismo, cap. VII, p. 152)
  • Fra i seguaci di Rodin permase la tendenza alle rappresentazioni monumentali. Del suo maestro, Bourdelle coglie essenzialmente l'enfasi teatrale e le aspirazioni monumentali, ma, raffreddandone la lava incandescente, taglia le sue grandi forme sommariamente, in blocchi squadrati, con voluto arcaismo. (La scultura in Europa dagli inizi del romanticismo ad oggi, cap. IV, pp. 484-485)
  • [Émile-Antoine Bourdelle] La maggior parte delle sue opere: Epopea polacca, Centauro morente, Ercole che tende l'arco, negli studiati ed esagerati atteggiamenti atletici, nelle proporzioni monumentali, nella semplificazione schematica della forma, nel piglio retorico ed epico, svelano un gusto di grande accademia. (La scultura in Europa dagli inizi del romanticismo ad oggi, cap. IV, p. 485)
  1. Citato in Stefania Lapenta, Cézanne, I Classici dell'arte, Rizzoli – Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8

Bibliografia

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  • Anna Maria Brizio, Ottocento Novecento, Unione tipografico-editoriale torinese, Torino, 19442.

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