André Glucksmann
filosofo e saggista francese
André Glucksmann (1937 – 2015), filosofo e saggista francese.
Citazioni di André Glucksmann
modifica- Come tutti gli autori profetici Jünger balbetta. Egli autorizza una seconda lettura, proposta da Patočka.[1] Il filosofo ceco prolungava l'esperienza del fronte con l'esoterica solidarietà di quelli che ne accettano lo sconvolgimento assoluto. Il Bene, la Salvezza, l'Immortalità e non meno la Razza, la Classe, il Genere umano, tutte le pretese verità del "giorno" perdono allora la loro immacolata evidenza. In mancanza d'ideali comuni incrollabili, una comunità demistificata può nondimeno far fronte. Nelle resistenze che inventano esseri alle prese con l'Erlebnis[2] delle desertificazioni letali, Patočka individua i sintomi di una solidarietà degli afflitti. Quella che, dall'origine greca dell'Occidente, giura con Eschilo «né dispotismo né anarchia», quella che oppone alla tirannia la democrazia e alla teologia delle violenze divine la filosofia della cura di sé, i. e. della cura del male intorno e nel più profondo di sé. Non è una simile solidarietà dei mortali che evoca la melopea dei pescatori delle Azzorre? «Il canto dell'uomo – questa canzone che contemporaneamente si dispiega con orgoglio e supplica sommessa.»[3]Libertà davanti alla morte, uguaglianza nella morte, fraternità contro la morte, assolutamente contro. Così naviga la repubblica universale dei dissidenti.
- Comme tous les auteurs prophétiques, Jünger balbutie. Il autorise une seconde lecture, proposée par Patočka. Le philosophe tchèque prolongeait l'expérience du front par l'ésotérique solidarité de ceux qui en acceptent l'ébranlement absolu. Le Bien, la Santé, l'Immortalité et pas moins la Race, la Classe, le Genre humain, toutes les prétendues verités du "jour" perdent alors leur immaculée évidence. En manque d'idéaux communs inébranlables, une communauté démystifiée peut néanmoins faire front. Dans les résistances qu'inventent des êtres aux prises avec l' Erlebnis des désertifications létales, Patočka pointe les symptômes d'une "solidarité des ébranlés". Celle qui, depuis l'origine grecque de l'Occident, jure avec Eschyle «ni dispotisme ni anarchie», celle qui oppose à la tyrannie la démocratie et à la théologie des violences divines la philosophie du souci de soi, i. e. du souci du mal à l'entour et au plus profond de soi. N'est-ce point pareille solidarité des mortels qu'évoque la mélopée des pêcheurs des Açores? «Le chant de l'homme – cette chanson qui tout ensemble éclate avec orgueil et supplie tout bas.» Liberté devant la mort, égalité dans la mort, fraternité contre la mort, tout contre. Ainsi vogue la république universelle des dissidents.[4]
Intervista di Giampiero Martinotti su Anna Stepanovna Politkovskaja, la Repubblica, 8 ottobre 2006
- Quando hanno assassinato Trotzkij, avevano spiegato che dietro l'omicidio c'era una storia amorosa. Per Anna inventeranno uno scenario qualsiasi. Possono dire quel che vogliono: Putin ha preso il potere e si comporta come si comporta. Ma lei era una donna leale, sincera, integra.
- Era una donna assolutamente straordinaria. è andata cinquanta volte a Grozny e il viaggio di ritorno non era mai certo. È stata intimidita con una simulazione di esecuzione da parte dell'esercito, ha subito tentativi di stupro da parte di militari. Ma voleva sempre andarci, non voleva che altri colleghi andassero laggiù. Aveva accumulato una certa esperienza e temeva che gli altri non sapessero cavarsela. Si sentiva investita da una missione. Più volte, quando si trovava a Parigi, le ho detto di restare in Occidente per uno o due anni, anche solo per riposarsi. Le avevano proposto delle borse negli Stati Uniti, ma le ha sempre rifiutate.
- Sentiva come una missione il dovere di salvare l'onore della Russia. Non era nazionalista, ma amava la grande cultura russa, i suoi scrittori, i suoi poeti. Pensava che la guerra fosse un'esperienza pedagogica: ogni volta che la Cecenia è presa di mira è un esempio mostrato alla popolazione russa. Un po' come dire al semplice cittadino: se non obbedisci, se sei insolente e fiero come sono sempre stati i ceceni, ecco cosa ti succederà.
Corriere della sera, 2 ottobre 2009, p. 44.
- Gli antichi hanno battezzato «peste» un cataclisma fisico, politico e mentale che affligge l'insieme di una società. Questa malattia mortale inaugura l'Iliade di Omero, riappare nella Tebe di Eschilo, nell'Atene di Tucidide e nell'Italia di Lucrezio. Il Rinascimento, con Boccaccio, Margherita di Navarra e infine Shakespeare, la evoca di nuovo come elemento fondatore in cui la letteratura esplora nuovi modi di esistere e di resistere, mentre il vecchio universo crolla senza speranza di ritorno.
- Il merito del giovane Heidegger fu, negli anni Venti, di meditare filosoficamente sull'angoscia che sommergeva l'incipiente XX secolo. Alla rivoluzione mentale che il nuovo pensiero invocava fu affibbiato un vocabolo divenuto ben presto alla moda e come tutte le mode destinato a propagarsi abusivamente: «esistenzialismo».
- Nessuno può insegnarmi a giudicare, poiché devo prima giudicare se i consigli e i consiglieri sono buoni o cattivi.
- Non si entra nel pensare affermando d'essere il migliore. Non cerchiamo la saggezza per eccellenza, ma per difetto.
- Se vuoi filosofare, nessuno può pensare al tuo posto. Se vuoi cominciare a pensare, decidi di pensare da te.
Note
modifica- ↑ Jan Patočka, Essais hérétiques, Verdier, 1981. Cfr. nota a p. 14 della prefazione di A. Glucksmann a La guerre comme expérience intérieure.
- ↑ «Esperienza vissuta.»
- ↑ Cfr. E. Junger, Il cuore avventuroso, p. 176.
- ↑ (FR) Dalla prefazione a La guerre comme expérience intérieure, traduit de l'allemand par François Poncet, préface d'André Glucksmann, Christian Bourgois éditeur, 1997, pp. 14-15. ISBN 978-2-267-01957-5
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