Alfredo Niceforo

criminologo e antropologo italiano (1876-1960)

Alfredo Niceforo (1876 – 1960), criminologo e antropologo italiano.

Criminali e degenerati dell'Inferno dantesco

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Il pensiero di Dante è la primavera della nuova vita che si risveglia. Ha, per questo, tutte quelle dolcezze piene di vigore mite, tutte quelle delicate iridescenze di tinte che nell'aprile novo ha la campagna ancora assopita nel freddo quando i primi fili d'erba sussurrano, le prime bianche margherite occhieggiano. Il pensiero di Dante è l'alba del giorno nuovo, è la forza che scatta a dar moto a tutta una complessa dinamica, è il fiat meraviglioso di tutto un Rinnovellamento. Il pensiero di Dante è il pensiero profeta; esso ha nelle sue profondità cristalline la visione dei secoli che vi si rispecchiano come odorosa riva fiorita si riflette nelle acque del fiume. Nella profondità di quell'anima anche il futuro si svela. Il poeta e il profeta – scriveva il Carlyle – vedono nell'Universo ciò che gli altri non sanno vedere: tutti e due cantano il grande mistero.

Citazioni

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  • Il poeta fiorentino è l'inizio dell'Umanesimo; l'arte lascia con lui le nebbie del passato e scende sulla terra a guardare, il poeta fiorentino è l'Uomo, e non l'Uomo-idea o l'Uomo-simbolo, o l'Uomo-astrazione, ma l'Uomo-argilla, l'Uomo-carne, l'Uomo-materia. (Introduzione, La psicologia di Dante, p. 4)
  • Quando il senso morale, nell'animo di una donna, è così fortemente organizzato da non lasciarsi intaccare da qualsiasi attrito col mondo esteriore o da qualsiasi specie di fattori passionali, questa donna non commetterà – dato l'attuale organamento sociale – l'adulterio. La passione potrà commoverle ed agitarle l'animo, come terribile mare in tempesta, ma non riuscirà ma a disorganizzare quel saldo complesso che è il senso morale e che ha – nel mistero della materia nervosa – la sua sede organica; la figura di un altro uomo potrà sorriderle in sogni e vaneggiamenti passeggeri, ma il senso morale, materializzato nelle cellule nervose da un laborioso processo di ereditarietà e di educazione, le sarà di impedimento organico alla caduta nell'abisso. (cap. I, Paolo e Francesca, La coppia adultera, pp. 36-37)
  • [...] la complessa manifestazione motrice dell'epilettoide può essere interrotta da una depressione, come da uno snervamento improvviso di forza psichica; si può avere, nel bel mezzo dell'impulso motore, una rilassatezza dei muscoli e della volontà, un abbattimento, uno scoramento profondo, come quello appunto di Filippo Argenti, che dopo essersi impetuosamente rizzato di contro al poeta, perde ad un tratto, la sua brutalità, il suo impeto iroso, per uscir in quella frase che è tutto un lamento, tutto un rimpianto:
    ... vedi che son un che piango.
    La forza bestiale lo ha abbandonato, la cecità psichica ha cessato per un momento di determinare i suoi atti; si è manifestata come una interruzione di corrente, quasi agisse un commutatore elettrico; egli, l'Argenti, è ricaduto giù, nel fango, nella sozza onda del pantano, col singulto alla gola e la disperazione nell'animo; la superbia lo ha abbandonato, la sua energia si è spezzata: «Non vedi? io piango». (cap. II, Filippo Argenti, L'iroso, pp. 57-58)

L'Italia barbara contemporanea

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Citazioni

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  • L'Italia è una, politicamente, ma sociologicamente essa è un vasto mosaico a mille tinte e sfumature, è una tavolozza smagliante ove un pittore esaltato ha stemperato la gamma dei colori più diversi e stridenti, una di quelle orgie fantastiche di tonalità che si vedono qualche volta in certi grandi tramonti ove scintillano le iridescenze del rosso, del turchino e del violetto accanto all'oro e all'argento delle nubi. (p. 9)
  • La grande massa del popolo sardo è vittima di una vera e propria degenerazione fisica. (p. 173)
  • Oggi l'Italia è pur sempre divisa in quelle stesse due zone abitate dalle due razze diverse, gli arî al nord e fino alla Toscana (celti e slavi), i mediterranei al sud.
    E gli attuali arî dell'Italia settentrionale, vale a dire i piemontesi, i lombardi, i veneti, i romagnoli che appartengono a quella stirpe che venne ad invadere l'Europa primitiva, sono perciò — antropologicamente — fratelli dei tedeschi, degli slavi, dei francesi celti. Gli attuali mediterranei d'Italia del sud invece — che appartengono alla stirpe mediterranea venuta dall'Africa — sono antropologicamente fratelli degli spagnuoli, dei francesi del sud, dei greci e di gran parte dei russi meridionali. Questa parentela può forse sembrare strana, ma è luminosamente dimostrata dagli studiosi di antropologia e risulta evidente dalle scoperte del Sergi.
    Un siciliano dunque è — antropologicamente — più vicino allo spagnuolo, al greco, che non al piemontese; e viceversa il piemontese è — per razza — più fratello di uno slavo o di un tedesco di quel che non sia di un siciliano. Questo fatto fu intravisto dal Butter e dal nostro genialissimo Mosso. Il primo, nei suoi Alps and Sanctuaries scrive: «Gli italiani del nord sono più somiglianti agli inglesi, tanto nel corpo quanto nella mente, di qualunque altro popolo che io conosca». E il Mosso incalza: «La popolazione dell'Italia settentrionale è poco diversa delle razze anglo-sassoni.»
    Vi sono, dunque, due Italie a razze diverse: una latina al sud, una germanica al nord; latina al sud — abbracciando con questa parola i popoli mediterranei — germanica al nord intendendo con questa i celti, gli slavi e i germanici. (pp. 291-292)

Citazioni su Alfredo Niceforo

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  • Alfredo Niceforo, ha creduto di scrivere un libro[1] in cui fossero accoppiate le attrattive delle spigliate note di viaggio col rigore scientifico dello statistico ed è riuscito a darci una calunniosa requisitoria che va a colpire non una piccola zona della Sardegna, ma una buona metà dell'Italia. Egli ha trovato anzitutto che l'intera Sardegna ha un suo reato speciale e territoriale, che la caratterizza: la grassazione. Ogni suo circondario, ogni sua zona ha poi la sua specialità: in Alghero, ad esempio, prevale il furto e vi è, piaga immedicabile, la corruzione femminile; a Bosa – limitrofa di Alghero – prevalgono le ingiurie e le diffamazioni... perché nelle vene dei suoi abitanti scorre molto sangue vanitoso spagnuolo; nel Nuorese spesseggiano furto e danneggiamento. Il Nuorese e l'Alta Ogliastra con l'appendice di Villacidro costituiscono la zona delinquente per antonomasia. In contrapposto a questa zona delinquente sta la Gallura, ch'è la parte moralmente più sana della Sardegna (p.11 a 30). (Napoleone Colajanni)
  • La Nuova Sardegna, valoroso giornale democratico di Sassari, si è data ad un esame statistico per respingere da Sassari e dal Nuorese il triste primato [della delinquenza], che il Niceforo ha loro assegnato e con mal celata compiacenza, ricordandogli ch'egli è siciliano e che in Sicilia c'è qualche provincia, che in quanto ad omicidî è la prima, pare abbia voluto dirgli: medice cura te ipsum!
    Il richiamo per quanto sanguinoso è giusto. Non me ne ho a male io che sono pure siciliano; e di sicuro non se ne offenderà il mio conterraneo Niceforo che non credo affetto dal pregiudizio patriottico[2] regionale. Sono convinto che egli al suo studio è stato mosso da criteri obiettivi, assolutamente disinteressati: non può ignorare che anche lui appartiene alla razza maledetta e della medesima porta intoccabili alcuni caratteri, tra i quali la bassa statura. Il cranio non glie l'ho misurato. (Napoleone Colajanni)
  1. La delinquenza in Sardegna, Remo Sandron, Palermo, 1897.
  2. Nel testo "patriotico".

Bibliografia

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