Aldobrandino Malvezzi

accademico, giornalista e orientalista italiano (1881-1961)

Aldobrandino Malvezzi de' Medici, marchese di Castelguelfo (1881 – 1961), accademico, giornalista e orientalista italiano.

L'Italia e l'Islam in Libia modifica

  • [...] nessuna dominazione, né la romana, né la vandala, né la bizantino-cristiana, né l'islamica, hanno mai modificato, nemmeno nella minima parte, il naturale della razza berbera nell'Africa settentrionale. I berberi quali sono descritti da Sallustio, irrequieti, sempre pronti alla battaglia nella quale seguivano una tattica di imboscate, assalti repentini e furiosi, ritirate precipitose e tradimenti, li dipinge Ibn Khaldun, e li descriveranno un giorno gli storici della nostra conquista della Libia. (cap. III, p. 130)
  • Agli eccessi ricordati da s. Agostino, a cui si abbandonarono i Donatisti, fanno strano riscontro le manifestazioni di fanatismo che fino ai giorni nostri hanno caratterizzato la vita religiosa dei berberi libici; il geloso amore per l'indipendenza politica, per l'autonomia religiosa, la facilità con cui seguono un condottiero e, a volta a volta, un vescovo, un profeta, un marabutto[1] della loro razza, ribelle alla autorità costituita, alla religione ufficiale, sono fenomeni che presso ai berberi si sono ripetuti dal tempo di Marco Aurelio a quelli del califfo Othman, dal tempo degli Aghlebiti di Kairuan, ai recenti giorni di Abdul Hamid II. (cap. III, pp. 130-131)
  • Nel naturale dei berberi si ritrova l'egoismo, la violenza, la tendenza all'odio, la sete di vendetta, il senso dell'indipendenza che sono propri all'arabo, il fanatismo religioso, la appassionata curiosità delle cose sopranaturali che sono particolari all'israelita, e, d'altra parte, la propensione alla vita sedentaria, la capacità di lavoro, l'interesse all'agricoltura, che caratterizzano i popoli dell'Africa centrale. (cap. III, pp. 135-136)
  • Aggiuntisi a loro dei fanatici di ogni risma e la feccia del popolo, i Donatisti dettero in ogni sorta di eccessi, evitavano di aver rapporto con i cattolici, giungendo fino a lavare i luoghi ove questi erano stati, per purificarli; percorrevano le campagne mendicando,[2] esorcizzando, infliggendosi orribili torture, come più tardi vedremo che fecero i santoni e i marabutti dell'Islam. (cap. III, p. 137)
  • I Karegiti sono stati detti i protestanti dell'Islam perché volevano ricondurre la religione alla semplicità pura delle origini, sebbene non riconoscessero il diritto esclusivo dei Coreisciti all'Imamato e pensassero essere lecito, in certi casi, ribellarsi all'Imam stesso. I capisaldi della loro dottrina erano che gli uomini non possono erigersi a giudici nelle questioni religiose, che debbono guardare solo a Dio direttamente, e solo a lui tributare onore, essi seguono la Sunna del Profeta, onorano Maometto, interpretano alla lettera il Corano, che credono rivelazione eterna e divina, insomma come furono gli irriducibili oppositori degli Sciiti, così divennero gli avversari accaniti di quanti elementi eterogenei, filosofici e mistici, introduceva nell'Islam la razza ariana. (cap. III, pp. 141-142)
  • Il fondo della popolazione libica è tuttora costituito dai gruppi berberi che hanno stabile dimora e si dedicano all'agricoltura mantenendosi ben distinti dall'elemento arabo, il quale conservando l'organizzazione della tribù, portata seco dall'Arabia, conduce invece vita nomade. Dopo tanti secoli l'arabo nell'Africa settentrionale non si è ancora fissato al suolo e, datosi tutt'al più al commercio, seguita tuttora a vivere di rapine perpetrate in danno alle popolazioni sedentarie. (cap. III, p. 156)

Note modifica

  1. Termine di ambito islamico dai molteplici significati, tra cui quello di santo locale oggetto di culto popolare.
  2. S. Agostino, Contra Gaud, I, 32; «Genus hominum otiosum ab utilibus operibus... maxime in agris territans, ab agris vacans et victus sui causa villas circumiens rusticorum, unde et circumcellionum nomen accepit». [N.d.A.]

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