Saffo
poetessa greca antica
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Saffo (640 a.C. circa – 570 a.C. circa), poetessa greca antica.
Frammenti
modifica- O Venere dal soglio | Variopinto, o germoglio | Di Giove, eterno; o d'amorosi furti | Artefice: a te supplico: di rea | Cura e d'angoscia non gravarmi, o Dea. (da A Venere, 1863, fr. 1)
- Venere eterna in vario adorno trono | Sedente, a Giove figlia, ingannatrice, | Deh! con dolori non domarmi e dammi | santa, l'alma. (1886)
- Venere eterna, in variopinto soglio, | Di Giove fìglia, artefice d'inganni, | O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio | Di noje e affanni. (citato in Ippolito Pindemonte, Giornale de' letterati, Tomo XLI, in Pisa, per Jacopo Grazioli, 1781)
- C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi, la cosa più bella sulla nera terra, io invece dico che è ciò che si ama. (fr. 16)
- Donna, beato, uguale, | Parmi a un Dio quel mortale | Che ti siede di fronte, e, a te ristretto, | Soavemente favellar ti sente, | Sorridere ti mira amabilmente. (da All'amata, 1863, fr. 31)
- Colui mi sembra essere ai Numi eguale, | Che a te dinanzi si rimane assiso, | E a te da presso udire puote il dolce | Tuo favellare. (1886)
- Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto | Ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente | I dolci detti e l'amoroso canto! (citato in Ugo Foscolo, Opere edite e postume di Ugo Foscolo, poesie raccolte e ordinate da F.S.Orlandini, Felice le Monnier, Firenze, 1856)
- Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto | ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente | i dolci detti e l'amoroso canto! – | A me repente, | con più tumulto il core urla nel petto: | more la voce, mentre ch'io ti miro, | sulla mia lingua; nelle fauci stretto | geme il sospiro. || Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo: | un indistinto tintinnio mi ingombra | gli orecchi e sogno: mi s'innalza al guardo | torbida l'ombra. || E tutta molle d'un sudor di gelo, | e smorta in viso come l'erba che langue, | tremo e fremo di brividi ed anelo | tacita, esangue...[1]
- A me beato sembra come un dio | l'uomo che siede a te dinnanzi, ed ode | da vicino le tue dolci parole | ed il tuo dolce | riso amoroso. (1935)
- Fortunato quanto gli dei a me pare colui che siede di fronte a te e da vicino ode la tua voce e il riso melodioso. (1966)
- Le stelle intorno alla bella luna | celano il volto luminoso | quando, al suo colmo, più risplende | sopra la terra. (2010, fr. 34)
- Sia che te Cipro o Pafo [abbia] o Panormo. (da Frammento d'un inno a Venere, 1863, fr. 35)
- Io desidero e bramo. (2010, fr. 36)
- Quelle, agghiacciate in core, abbassàr l'ale. (da Delle colombe impaurite, 1863, fr. 42)
- Eros ha sconvolto il mio cuore, | come un vento che si abbatte sulle querce sulla montagna. (2010, fr. 47)
- Scuote Amore il mio cuore | come il vento sul monte si abbatte sulle querce. (fr. 50)[2]
- Perché chi è bello, non è bello che il tempo di guardarlo, | chi è nobile sarà subito anche bello. (2010, fr. 50)
- Morrai, tutta morrai; né ricordanza | Di te dopo l'avello | Sorviverà nessuna: | Però che mai non dispiccasti rosa | Nata in Pieria: bruna | Tragitterai dell'Orco | La dolente laguna. (da Ad una femmina ricca e ignorante, 1863, fr. 55)
- Giacerai morta, e memore | Niun di te sarà mai, | Chè le rose di Pierïa | Tu non cogliesti mai, | E ignota avrai tu d'Aïde[3] | Nelle case soggiorno: | Niun fia, che lieve guarditi | Volante ai morti intorno. (1886)
- [Ad una ricca del suo tempo] Morta che tu sia, giacerai senza che di te | resti memoria, perché fior non cogliesti delle rose | che crescono sul monte Pierio ; oscura discenderai | nella magione interna, né sperar più di ricomparire | nel tuo fasto di fanciulla, volata che tu sia fra le | ombre : quanto maggiore diritto non hai tu d'inorgoglire e d'esser soddisfatta di te stessa? giacché non ai canti solo e ai fiori tu partecipi, ma anche ai frutti che le Muse producono, e ch'esse danno a coloro che amano le lettere e la filosofia. (citato in Cesare Cantù, Biografie per corredo alla storia universale, 1845)
- Penso che nessuna fanciulla che ha mai visto la luce del sole, | avrà la tua saggezza.[4] (fr. 56)
- Costei, sciatta e di rozzi abiti cinta, | Costei t'entra nel core; ella che ignora | Come insino ai calcagni imi dispieghe | La gonnella ondeggiante a larghe pieghe? (da Contro Andromeda, 1863, fr. 57)
- Ma il corpo giovane, una volta vecchio, ormai ha preso i capelli bianchi invece di scuri. […] Di questo io mi lamento, ma cosa fare?[4] (fr. 58)
- Sinceramente vorrei esser morta; | lei mi lasciò, tra le lacrime | e mi disse: come è terribile, | Saffo, questa nostra sorte, | perché è contro il mio volere che ti abbandono. (2010, fr. 94)
- Io non sono di carattere maligno, | ma ho un temperamento calmo.[4] (fr. 120)
- Scuote l'anima mia Eros | come vento sul monte | che irrompe entro le querce | e scioglie le membra e le agita, | dolce, amaro, indomabile serpente. (1966, fr. 130)
- Eros, bestia invincibile, dolce e amara insieme.[5]
- Eros, ancora oggi, scioglie le membra e le agita, agrodolce creatura incontrollabile.[4]
- Sposa: Verginità, m'abbandoni, dove vai?
Verginità: Non verrò più, non verrò più, cara sposa, più da te. (fr. 131)[2] - Ho una bella bambina, che assomiglia a fiori d'oro, | Cleis amatissima, | non la cambierei con la Lidia intera, né con l'amata. (2010, fr. 132)
- Pommiti innanzi, amico; e raggia fuori | Le grazie dello sguardo. (da Ad un giovine di famosa bellezza, 1863, fr. 138)
- Fermati, amico mio, | e rivela ai miei occhi la tua grazia. (2010)
- O bella, o soave fanciulla. (2010, fr. 153)
- E a te, leggiadro | Donzello, Amore. (da Venere ad Amore, 1863, fr. 159)
- Tramontata è la luna, | tramontate le Pleiadi. | È a mezzo la notte; | trascorre il tempo; | io dormo sola. (1966, fr. 168b)
Citazioni su Saffo
modifica- Ero l'amata muore, ne i flutti cercando la morte: | Saffo l'amante muore, morte chiedendo a i flutti. || Amore, iddio crudele, a te cadon vittime entrambe: | scorgile tu nel cheto reame di Persefone. || Ma di Leandro al petto conduci la vergin di Sesto, | guida al fiume di Lete la deserta di Lesbo. (August von Platen-Hallermünde)
- Eppure anche altri hanno scritto versi simili [Lascivi], benché voi li ignoriate: fra i Greci uno di Teo e uno di Lacedemone e uno di Ceo e altri numerosissimi, fra cui anche una donna di Lesbo, che ne ha scritti sì lascivi ma con tal grazia che la dolcezza della sua poesia ci fa accettare l'arditezza del suo linguaggio. (Apuleio)
- Fervore di sangue che si dilata in respiri profondi, contemplazione, desiderio e possesso di cose belle, da una notte stellata a una veste candida; gioia e pienezza di vita che si discioglie in canto; questa è la poesia di Saffo. Cosa miracolosa, disse Strabone. Parole immacolate. I nessi logici sono ridotti al minimo; assottigliati fino scomparire; cose trasferite nelle parole; e parole essenziali, imbevute di colore, aerate di canto. (Manara Valgimigli)
Note
modifica- ↑ In Francesco Pedrina, Musa Greca, Casa Editrice Luigi Trevisini, Milano 5, traduzione di Ugo Foscolo, pp. 299-300.
- ↑ a b Trad. G. Perrotta. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
- ↑ Plutone.
- ↑ a b c d Citato in (EN) Inamidst.com, Saffo.
- ↑ Citato in Paola Mastellaro, Il libro delle citazioni latine e greche, Mondadori, Milano, 2012, p. 26. ISBN 978-88-04-47133-2.
- ↑ Citato in Cesare Pavese, lettera alla sorella Maria, 27 dicembre 1935, in Lettere 1924-1944, a cura di Lorenzo Mondo, Einaudi, Torino, 19662, p. 490.
Bibliografia
modifica- Saffo, Frammenti, traduzione di Gennaro Perrotta, Laterza, 1935.
- Saffo, Liriche scelte, traduzione di Salvatore Quasimodo, Cerastico, Milano, 1966.
- Saffo, Poesie, cura e traduzione di Ilaria Dagnini, GTE Newton, 2010.
- Saffo, Poesie greche, intere o in frammenti, tradotte ed annotate da Achille Giulio Danesi, preceduto dal poemetto L'Ellade, Tipografia Editrice Tempo, Palermo, 1886. (Disponibile su Wikisource)
- Saffo, Vita e frammenti di Saffo da Mitilene, traduzione di Giuseppe Bustelli, Bologna, 1863. (Disponibile su Wikisource)
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