Zahhak
Zahhāk, figura demoniaca della mitologia persiana.
Citazioni su Zahhak
modifica- Dahaka significa il serpe che morde. Nel senso naturalistico, è il mostro aereo che, secondo i primitivi concetti d'una religione naturalistica, contende gli spazi celesti agli Dei della luce, e però si ricongiunge al suo fratello del Rigveda che è il serpente Ahi. L'Avesta, serbando i tratti spaventosi e orribili dovuti alla immaginazione del volgo, lo designa a volta a volta come la peggiore e la più esiziale Drugia che Anra Mainyu abbia creata, e lo descrive con tre capi, con tre fauci, con sei occhi; ma poi, assorgendo a concetto teologico e filosofico, la pone tra le schiere del male, e asserisce che Anra Mainyu appunto la creò per disfare tutto quanto il mondo terreno e indurvi la morte.
- [Su Zahhak nello Shāh-Nāmeh] Forse la fantasia calda degl'Irani in un qualche principe di stirpe semitica, crudele e tirannico, che li infestò, vide in esso l'immagine vivente e visibile della malvagia Drugia infernale procreata da Anra Mainyu, e nella saga epica immaginò per conseguenza un crudele tiranno, arabo d'origine, che aveva sua sede in Babil, cioè in Babilonia, detto Azdahak o semplicemente Dahak, che tolse il regno e poi la vita al loro re Gemshid e li tiranneggiò per mille anni.
- Firdusi descrive il miserando stato dell'Iran sotto lo scettro di Dahàk. Ogni colpa, ogni opera trista, fu lecita allora, mentre ogni virtù era perseguitata.
- Egli nulla sapea fuor che maligne | Arti bandir, nulla sapea che morte | Non fosse o incendio o barbara rapina.
- In lui | Pregio non era, non costume o fede, | Non virtù che di re degna si fosse.
- In mille anni di regno al suo comando | Parve il fato piegar. Da ciò ben lungo | Tempo trascorse poi, nel qual disparve | D'uomini sapienti ogni costume, | Libera andò voglia malvagia e rea | D'uomini stolti, addetti ai Devi. Abietta | E vil cosa sembrò saviezza allora; | Magia venne in onor; giustizia ascosa, | Aperta e sciolta violenza. I Devi | Stendean la mano ad opre infami e ree | Liberamente, né parola v'era | Di ben, fuor che in segreto.