Yoshida Kenkō
scrittore giapponese
Yoshida Kenkō o Kenkō Hōshi o Kaneyoshi Urabe (1283? – 1350?), monaco buddhista e scrittore giapponese.
Ore d'ozio
modificaChe strana, delirante sensazione mi invade quando mi rendo conto di aver passato interi giorni davanti a questo calamaio, senza aver nulla di meglio da fare, annotando a casaccio tutti i pensieri strampalati che mi passavano per la testa.[1]
Citazioni
modifica- Se fosse possibile vivere in eterno, senza che la rugiada della piana di Adashi[2] svanisse e i fiumi sopra il monte Toribe[3] si dileguassero, potrebbe mai esistere la melanconia delle cose? Noi apprezziamo l'esistenza proprio perché è precaria. (p. 16)
- Uno che aveva abbandonato il mondo disse una volta: «A me, che nulla lega più a questo mondo, solo il dover lasciare lo spettacolo dei mutamenti della natura rincresce». Dovremmo nutrire tutti lo stesso sentimento. (p. 24)
- Se un uomo corre lungo una strada imitando un pazzo, in realtà è pazzo; se qualcuno commette un omicidio imitando un criminale, anch'egli è tale. Se un cavallo segue l'esempio di un altro in grado di fare mille leghe al giorno vuol dire che è della sua stessa specie. Seguire le orme di Shun[4] equivale a esser suo compagno. Anche un'ipocrita imitazione di saggezza può esser definita saggezza. (p. 59)
- Coloro che dimenticano anche per un solo istante il valore del tempo, sono come uomini morti. (p. 71)
- «Il cibo è il cielo dell'uomo[5]» e grande virtù deve giudicarsi quella di un uomo che sa preparare un cibo gustoso. (p. 78)
- Nulla è più consigliabile del non competere con gli altri, cedendo loro, lasciandoli andare avanti, rimanendo indietro. (p. 81)
- Quando considero le cose per cui le creature umane si affannano, mi sembra come se, avendo costruito un Buddha di neve, esse fabbricassero ornamenti d'oro e d'argento e gioielli, e costruissero un tempio o una pagoda per lui. Potrebbe mai il Buddha di neve attendere la fine della costruzione?
Spesso all'uomo sembra che la vita duri eterna, e invece svanisce come neve e lascia molte cose incompiute. (p. 102) - Quando si usa la mente secondo una visione rigida e angusta delle cose, si entrerà in conflitto con esse e si avrà sempre la peggio. L'ampiezza di vedute e la dolcezza non provocano mai il minimo danno. (p. 125)
- Se gli specchi avessero un colore e una forma, non rifletterebbero nulla. È il vuoto che contiene sempre le cose. Parimenti, quando mille pensieri affiorano liberamente nel nostro cuore, non sarà forse perché in realtà il nostro cuore è vuoto? Se il cuore avesse un padrone, di certo tante cose non potrebbero entrarvi. (p. 137)
- Chi non sia mai stato in attesa, nelle notti profumate dai fiori di susino e illuminate da una luna velata di nubi, in prossimità della dimora della donna amata, o che non abbia saputo varcare i giardini coperti di rugiada del palazzo contemplando il cielo dell'alba, costui è un uomo che non conosce i palpiti dell'amore, che non ha ricordi da rievocare e che farebbe meglio a rifuggire dalle donne. (pp. 142-143)
Note
modifica- ↑ Citato come Momenti d'ozio in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
- ↑ Alle falde del monte Atago, un tempo luogo di sepoltura. L'aggettivo adashi ha il significato di precario, transitorio. Cfr. nota a p. 146 di Ore d'ozio.
- ↑ Ad est di Kyōto, le sue falde sono luogo di cremazione. Cfr. nota a p. 146 di Ore d'ozio.
- ↑ Mitico imperatore cinese, celebre per la sua virtù. Cfr. nota a p. 158 di Ore d'ozio.
- ↑ Citazione dallo Shu Ching, testo classico della letteratura cinese. Come il cielo è indispensabile alla vita di tutte le creature (ad esempio per la luce ed il calore del sole e la pioggia), così il cibo. Cfr. nota a p. 164 di Ore d'ozio.
Bibliografia
modifica- Kenkō Hōshi, Ore d'ozio, a cura di Marcello Muccioli, traduzione di Marcello Muccioli, SE, Milano, 1995. ISBN 88-7710-310-8
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