Wanda Ferragamo

imprenditrice e stilista italiana (1921-2018)

Wanda Miletti Ferragamo, meglio nota come Wanda Ferragamo (1921 – 2018), imprenditrice italiana.

Wanda Ferragamo nel 1959

Così faccio le scarpe al mondo

Intervista di Stefano Lorenzetto, Panorama, 8 marzo 2007; ripubblicata in stefanolorenzetto.it.

  • [Sul marito Salvatore Ferragamo] Era nato come me a Bonito, 45 chilometri da Avellino, un paese da cui potevi solo andartene: la strada finisce lì. Undicesimo di 14 figli. I genitori erano contadini. Non avrebbero voluto che facesse il ciabattino, ma che studiasse, come Agostino, il primogenito, che aveva vinto la cattedra universitaria di lettere e filosofia proprio a Firenze. Anche se non arrivò mai a insegnare. Lo stroncò la tubercolosi.
  • Salvatore diceva d'essere nato calzolaio. Una passione alimentata da Luigi Festa, l'artigiano che stava sotto casa e che lo prese a bottega a 9 anni. Gli faceva raddrizzare i chiodi storti caduti sul pavimento. Alla prima risuolatura il bambino si ferì a una mano. «Mio Dio!» esclamò mastro Luigi. «Credevo che m’avessi tagliato una scarpa».
  • Venne a Bonito ai primi di settembre del 1940 per inaugurare un refettorio per i poveri che mio padre, religiosissimo, era riuscito a far costruire spillandogli un po' di quattrini. In casa non c'era nessuno. Andai ad aprire io. Appena mi vide, disse in inglese, per non farsi capire, a una sorella che lo accompagnava: «Questa diventerà mia moglie». Siccome ero una civettona, gli feci un sacco di complimenti: così lei è il famoso Ferragamo, che ha dato un elevato contributo all'eleganza femminile. E lui: «Signorina, come fate a conoscermi?». Be', le riviste... Invece me l'aveva detto l'ortolano. La mattina seguente giunse un fascio di rose rosse con un biglietto: «Potrei rivederla?».
  • Mio marito utilizzava tutti gli animali: capretto, vitello, lucertola, pitone, struzzo. E anche oggi non c'è motivo per cambiare, tanto più che sono d'allevamento. Se la borsetta di coccodrillo non la facciamo noi, la fa un concorrente. A Salvatore interessava di più la salute degli uomini. Nel 1942 la principessa Maria José di Savoia, che era crocerossina, lo pregò di produrre uno scarpone anticongelamento per i nostri soldati in Russia. Con una calzatura speciale riuscì a far camminare un mio nipote di 7 anni colpito da paralisi infantile.

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