Vittoria Alliata di Villafranca
nobildonna, scrittrice, traduttrice e giornalista italiana
Vittoria Alliata di Villafranca e Valguarnera (1950 – vivente), scrittrice, traduttrice e giornalista italiana.
Citazioni di Vittoria Alliata
modifica- [La Sicilia] è un tale concentrato di miti, gesta eroiche, di storie vere che rasentano l'indicibile, popoli che si incontrano e si combattono – fenici greci arabi normanni svevi catalani albanesi – e poi si adattano a vivere insieme, ognuno conservando una parte della propria identità e creandone una comune. I miei antenati erano immigrati, da Bisanzio erano passati a Creta, poi a Pisa e infine in Sicilia. Sono queste le radici dell'identità italiana, anzi di quella europea, mica possiamo lasciarle agli olandesi! [...] è un'eredità che appartiene a tutta la popolazione, si ritrova nel mio giardiniere che parla il galloitalico o nell'operaio che parla arberesh o nei villaggi in cui si balla ancora una quadriglia comandata in francese. Non c'è mai stata una separazione tra classe feudale e popolo. Non c'è mai stato un proletariato, come si illudeva Elio Vittorini quando rifiutava di pubblicare Il Gattopardo perché pensava che nel dopoguerra ci fosse spazio solo per storie di "piccoli siciliani disperati".[1]
Harem
modifica«Gli arabi? Un popolo selvaggio che abita terre incolte, rutta dopo i pasti, produce solo bambini e vagheggia un paradiso pieno di puttane.» Il figlio del presidente del Libano increspò le lentigginose narici. Sotto i nespoli del parco l'archimandrita giocava a sciarade. Io avevo sedici anni: sognavo nembi d'urì e fragranze d'aloe.
Citazioni
modifica- Il colonialismo non si camuffava neanche più di romanticismo: se c'erano dollari bene, per il resto bastava un'occhiata alla guida Michelin. Intanto vendiamo allo scià missili e condizionatori; se poi ci scappa una visita a qualche moschea, tanto meglio. Cos'è una moschea? Una simpatica combinazione di maioliche colorate, ma che noia doversi togliere ogni volta le scarpe! (p. 20)
- Discorrendo con totale disinvoltura nella sua lingua che non conoscevo affatto, mi portò a far la spesa: tre metri di panno, un chilo di riso, una lunga contrattazione sul tè, la cui qualità mi pare non la convincesse, e così via, attraverso – forse – una delle più belle architetture del mondo, il mercato coperto d'Isfahan. Infiniti tunnel ad arco, un labirinto d'ogive in cui s'aprono improvvise piazze sormontate anch'esse da volte che si accavallano e s'intersecano fin su, quasi in cielo. (pp. 20-21)
- Lady Hester Stanhope, impoverita nipote del grande statista William Pitt, decise d'installarsi per sempre proprio in quelle montagne [del Libano], spacciandosi per Profetessa, leggendo il destino nelle stelle e facendosi mantenere – con i suoi medici, servi, soldati libanesi e le sue Giumente Sacre – dalla popolazione dei monti circostanti. Nacque allora la favola della «Regina del Deserto», di colei che imperava su migliaia di arabi erranti e chilometri di sabbia. (pp. 34-35)
- Che fosse un singolare personaggio non vi è dubbio: andò a spese del sultano di Costantinopoli a scavare un presunto e inesistente tesoro tra le rovine di Ascalona in Palestina; ospitò nel suo convento lussuosamente riattato i superstiti turchi della battaglia di Navarino; tenne a bada persino il temutissimo Ibrahim Pascià, al quale sottrasse la guardia albanese, minacciandolo con le sue arti magiche; visse di solo latte ed era convinta di possedere la giumenta destinata a condurre il Messia a Gerusalemme. (p. 35)
- A Iski ci sono solo quattro edifici, ma ognuno di essi è un agglutinato di case che comunicano, anziché tramite le vie – che non esistono – attraverso una rete stradale sita al terzo piano, come se la città in realtà si svolgesse sui tetti. (p. 215)
- Ad Al Hamra, «la Rossa», ogni casa è un maniero cubico, imponentissimo e ben distinto dal suo prossimo, ogni piano adibito ad uso specifico, la cucina ad esempio sui tetti per via degli odori, la dispensa nel ventilato sottoscala, il salotto maschile all'ingresso per non turbare la privacy, le donne ampiamente domiciliate in vasti locali stile Italia dei Comuni, molto fiorentine nei loro broccati hand-made che tentano di appiopparti a prezzi furibondi. E sotto ad ogni palazzo un labirinto di silenziose canalette distribuisce acqua di sorgiva ed evacua quella utilizzata. (p. 215)
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Michele Gravino, Vittoria Alliata: per il mito rivolgetevi a noi Gattopardi, repubblica.it, 14 maggio 2021.
Bibliografia
modifica- Vittoria Alliata, Harem. Memorie d'Arabia di una nobildonna siciliana, Garzanti, Milano, 1980.
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