Vangelo dello pseudo-Matteo

vangelo apocrifo in lingua latina
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Vangelo dello pseudo-Matteo, o Vangelo dell'infanzia di Matteo, vangelo apocrifo in lingua latina attribuito a Matteo apostolo ed evangelista.

Incipit modifica

comincia il libro sulla nascita della beata maria e sull'infanzia del salvatore, scritto in ebraico dal beato evangelista matteo e tradotto in latino dal beato presbitero gerolamo

Citazioni modifica

  • In quei giorni c'era a Gerusalemme un uomo di nome Gioacchino, della tribù di Giuda. E costui era un pastore di pecore sue, timorato di Dio, nella sua semplicità e bontà. Non aveva altra cura se non delle sue greggi, col frutto delle quali aiutava tutte le persone pie, offrendo doni doppi a coloro che operavano nel culto di Dio e nello studio della Legge, e offrendo doni semplici a coloro che li servivano. Pertanto, sia degli agnelli, sia delle pecore, sia delle lane, sia di qualunque altra cosa che egli possedesse, faceva tre parti: una parte la dava alle vedove, agli orfani, ai pellegrini e ai poveri; un'altra parte alle persone addette al culto di Dio; la terza parte la riservava a sé e a tutta la sua famiglia. (I, 1)
  • E al terzo anno, avendola svezzata, Gioacchino e sua moglie Anna andarono insieme al Tempio del Signore e offrendo vittime al Signore affidarono la loro piccola bimba, Maria, perché abitasse con le giovinette che trascorrevano giorno e notte nell'adorazione di Dio. Quando essa fu posta davanti al Tempio del Signore salì così di corsa i quindici gradini che non si volse affatto a guardare indietro, né – come di solito si fa nell'infanzia – cercò i genitori. E di questo fatto tutti restarono attoniti per lo stupore, tanto che gli stessi pontefici del Tempio se ne meravigliarono. (IV)
  • Era dunque Maria oggetto di ammirazione a tutto il popolo. Pur essendo appena di tre anni, camminava con passo così sicuro, parlava così perfettamente e così bene si applicava all'adorazione di Dio, che non si sarebbe detta una bambina, ma una persona grande, e attendeva con costanza alle preghiere come se avesse già trent'anni. Il suo volto risplendeva come la neve, tanto che a stento si poteva guardarla in faccia. (VI, 1)
  • Nessuno la vide mai adirata, nessuno l'udì mai dire una parola cattiva. Anzi, il suo parlare era così pieno di grazia, che si poteva capire come sulla sua lingua ci fosse Dio. (VI, 3)
  • Ora avvenne che, appena la beatissima Maria fu entrata nel tempio [egizio] con il fanciullino, tutti gli idoli crollarono a terra, cosicché giacevano tutti rovesciati sulla loro faccia e completamente spezzati, mostrando così, in maniera evidente, di non essere nulla. (XXIII)
  • Gesù però, avendo udito ciò che aveva detto Zachia, gli rispose: – Dottore della Legge, quello che hai detto poco fa e tutte le cose a cui hai accennato occorre che siano osservate da coloro che vengono istruiti secondo le dottrine degli uomini: ma io sono estraneo alla vostra vita mondana, perché io non ho un padre secondo la carne. Tu che commenti la Legge e ne sei istruito, resta pure nella Legge; ma io esistevo già prima della Legge. (XXX, 2)
  • Quando Giuseppe andava a qualche convito coi suoi figli Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simeone e con le due figliole vi si recavano anche Gesù e sua madre Maria, con la sorella di questa, Maria, figlia di Cleofa, che il Signore Iddio aveva concesso a suo padre Cleofa e a sua madre Anna, per aver essi offerto al Signore la Maria, madre di Gesù. E questa Maria fu chiamata con lo stesso nome di Maria, per consolazione dei genitori. (XLII, 1)

Explicit modifica

Quando erano tutti riuniti, Gesù li santificava e li benediceva e cominciava per primo a mangiare e a bere. Giacché nessuno di essi osava mangiare o bere, e neppure mettersi a tavola e spezzare il pane, finché non l'avesse fatto prima lui, dopo averli santificati. E se per caso egli fosse stato assente, aspettavano fin tanto che facesse ciò. Anzi, quando egli aveva voglia di sedersi a mensa, vi si sedevano anche Giuseppe e Maria e i suoi fratelli, figli di Giuseppe. Questi fratelli, difatti, lo rispettavano e lo onoravano, tenendo davanti agli occhi la sua vita come un lume.
E quando Gesù dormiva, sia di giorno che di notte, la luce di Dio splendeva sopra di lui.
A lui sia ogni lode e gloria, nei secoli dei secoli, amen, amen.

Bibliografia modifica

  • Vangelo dello Pseudo-Matteo, in I Vangeli apocrifi, a cura di Marcello Craveri, Einaudi, Torino, 2005. ISBN 88-06-17914-4

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