Ugo Rabbeno

economista italiano (1863-1897)

Ugo Raffaele Rabbeno (1863 – 1897), economista italiano.

Protezionismo americano

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  • Il famoso atto di navigazione di Cromwell del 1651, non era un atto speciale di politica coloniale, non si riferiva in particolar modo alle colonie. Esso aveva due scopi, la depressione del commercio olandese, e la protezione del commercio e della navigazione dell'Inghilterra. (saggio I, cap. I; p. 13)
  • L'Inghilterra voleva diventare un grande emporio commerciale per tutte le nazioni del mondo, ed avere quindi una grande marina che da ogni parte facesse affluire le merci ai suoi porti; l'Olanda, grande potenza commerciale, che esercitava allora quasi tutto il commercio di trasporto, costituiva un ostacolo fortissimo al raggiungimento di tali aspirazioni. Contro di questa, a dare un colpo decisivo alla sua marina, proteggendo in pari tempo quella inglese, era diretto l'atto [di navigazione] di Cromwell, il quale tendeva a far si che tutto il commercio fra l'Inghilterra ed il resto del mondo fosse fatto su bastimenti inglesi. Stabiliva l'atto famoso, che nessuna merce prodotta in Asia, Africa od America potesse essere importata in Inghilterra, in Irlanda o nelle piantagioni, eccetto che in bastimenti appartenenti a sudditi inglesi, ed il cui equipaggio fosse costituito per la maggior parte da inglesi; che nessun prodotto d'Europa potesse essere importato in Inghilterra eccetto che in bastimenti inglesi, in bastimenti del luogo di produzione, o del luogo dal quale quei prodotti fossero abitualmente esportati; e che nelle colonie inglesi le merci potessero essere importate soltanto su bastimenti che rispondessero alle precedenti condizioni. (saggio I, cap. I; p. 14)
  • È colla restaurazione di Carlo II che si inizia veramente la politica coloniale inglese, quella politica che sagrificava completamente gli interessi delle colonie [americane] a quelli della madre patria, anzi, come diceva Adamo Smith, a quelli dei mercanti inglesi, che la avevano inspirata. È questo sovrano che, seguendo le idee del tempo, in cui, come vedremo, questa politica si andava svolgendo, aggiunge al monopolio della navigazione, il monopolio del commercio, opprimendo le colonie, e calpestandone i diritti. (saggio I, cap. I; p. 17)
  • Gli ultimi anni della dominazione inglese sulle colonie dell'America del Nord sono di una singolare importanza quanto alla politica coloniale; poiché, strana coincidenza che precipita gli avvenimenti, proprio allora quando, come vedremo in seguito, il progresso economico e sociale rendeva le colonie meno atte e disposte a sopportare il monopolio del commercio e le restrizioni alle industrie, il sistema oppressivo dell'Inghilterra veniva improvvisamente aggravato. (saggio I, cap. I; p. 26)
  • Nel 1763 furono dati ordini severissimi agli ufficiali doganali, perché gli atti di navigazione fossero applicati in tutto il loro rigore; fu imposto ai governatori delle colonie che «oggetto costante ed immediato delle loro cure fosse la soppressione del commercio vietato colle nazioni straniere». E, per rendere più efficaci queste disposizioni, si stabilì che ogni nave da guerra inglese dovesse, all'occasione, occuparsi della polizia commerciale marittima e frenare il contrabbando: ciò che, mentre era odioso per uomini la cui professione era di difendere la patria e non di fare i gabbellieri, faceva anche commettere ai marinai inglesi ogni sorta di ingiustizie, poiché mal pratici delle complicate prescrizioni doganali, e fors'anche non di rado bramosi di preda, essi ponevan mano su merci permesse o vietate, e su navi che erano perfettamente in regola cogli atti di navigazione. (saggio I, cap. I; p. 27)
  • [...] quando la rivoluzione divampa più che mai nelle colonie [inglesi dell'America del Nord], e la discussione è ormai inutile, il Franklin adopera contro l'Inghilterra un linguaggio di amara e pungente ironia. È del 1773 quel curiosissimo scritto, in cui egli finge un editto del re di Prussia, il quale, accampando diritti sulla Gran Bretagna, prescrive tutto un piano di politica commerciale contro di lei, proibendole di esercitare le industrie che facevano concorrenza a quelle tedesche, obbligando tutte le navi che vadano o vengano dalla Gran Bretagna a passare pel porto di Konigsberga, etc. Tali disposizioni, conclude il re di Prussia nello spiritosissimo editto, dovranno sembrare giuste e ragionevoli alla Gran Bretagna, perché sono copiate da quelle [contenute negli atti di navigazione] che essa ha imposte alle sue colonie d'Irlanda e d'America.
    E l'ironia del mite vegliardo americano diventa davvero feroce quando, in un altro scritto di questo tempo, egli, con spirito profetico, divinando il definitivo trionfo delle colonie, detta le regole che dovrebbe seguire uno stato per perdere le sue colonie, riproducendo fedelmente le disposizioni della politica coloniale inglese! (saggio I, cap. III; pp. 92-93)
  • Pure essendo giunto ad una posizione eminente, ed avendo potuto, colla mente e coll'opera, esercitare una influenza preziosa sulle sorti del suo paese, Alessandro Hamilton ebbe la mala ventura di non essere abbastanza compreso dai suoi contemporanei, e neppure imparzialmente giudicato da tutti gli scrittori dei nostri tempi: e la sua popolarità poi fu assai minore di quella che le sue altissime doti, e quanto fece per gli Stati Uniti, gli avrebbero meritata. (saggio III, cap. I; p. 370)

Bibliografia

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