Tobias Smollett

scrittore, storico e traduttore britannico

Tobias George Smollett (1721 – 1771), scrittore scozzese.

Tobias Smollett (1770 ca.)

Viaggio attraverso l'Italia

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  • [...] certamente nessun viaggiatore proveniente da Inghilterra, Olanda, Francia o Spagna si sognerebbe di fare un giro fastidioso attraverso la Savoia e il Piemonte, se egli potesse invece avere la comodità di viaggiare celermente passando per Aix, Antibes e Nizza, lungo la costa mediterranea e attraverso la Riviera di Genova che, vista dal mare, è il paesaggio più gradevole e meraviglioso che io abbia mai potuto ammirare. (lettera del 1º gennaio 1765, p. 14)
  • La verità è che la nobiltà di Genova, che è formata per intero da mercanti, perseguendo una politica volgare, egoista e assurda, usa tutti i metodi per tenere i sudditi della Riviera in uno stato di povertà e dipendenza. Con tale idea in mente essi stanno molto attenti a evitare di fare un qualsiasi passo per rendere questo paese accessibile via terra e, allo stesso tempo, ne scoraggiano il commercio via mare, per tema che possa interferire con le attività economiche della capitale, nelle quali essi stessi sono personalmente coinvolti. (lettera del 1º gennaio 1765, pp. 14-15)
  • Alle cinque del pomeriggio circa, costeggiavamo i bei sobborghi di San Pietro d'Arena e arrivavamo a Genova che costituisce un'apparizione abbagliante quando la vedi dal mare. Essa infatti si inerpica come un anfiteatro di forma circolare dal livello dell'acqua su per le montagne per un notevole tratto, mentre dalla parte di terra è circondata da due mura, la più esterna delle quali pare estendersi per quindici miglia. (lettera del 1º gennaio 1765, pp. 22-23)
  • Il primo dettaglio che colpisce l'occhio da lontano è un faro o lanterna molto elegante, costruito sulla sporgenza di una scogliera sul lato occidentale del porto, così alto che in una giornata senza foschia lo si può vedere da una distanza di trenta miglia. (lettera del 1º gennaio 1765, p. 23)
  • Doppiata la punta, ci si trova vicino al molo che forma il porto naturale di Genova. È stato costruito con grande spesa su entrambi i lati della baia, così da formare nel mare due lunghe e magnifiche banchine. All'estremità di ciascuna di esse c'è un'altra lanterna più piccola. Entrambe le banchine sono provviste di cannoni di ottone e fra di essi v'è l'entrata del porto. Ma quest'ultima è ancora così larga da consentire l'accesso a una gran quantità d'acqua di mare che, quando tira vento con violenza da sud e sud-ovest, causa molti problemi alla navigazione. Entro il porto artificiale c'è un altro porto naturale più piccolo chiamato Darsena, riservato alle galee della Repubblica. (lettera del 1º gennaio 1765, p. 23)
  • Passammo in mezzo a una ragguardevole quantità di navi e vascelli all'ancora e dopo esser sbarcati all'entrata del porto, riparammo in una locanda chiamata La Croix de Malthe, che era nelle vicinanze. Qui la cortesia con cui fummo trattati ci convinse a visitare le regioni interne dell'Italia e ci fornì altre ragioni per trattenerci qualche giorno in questa città. (lettera del 1º gennaio 1765, p. 23)
  • [...] non senza ragione Genova è chiamata la Superba. La città di per sé è imponente e i suoi nobili molto orgogliosi. Alcuni possono andar fieri della propria ricchezza ma, in generale, i loro patrimoni sono davvero limitati. [...] Solo una mezza dozzina di nobili ha una rendita di diecimila libbre all'anno. Ma la maggioranza non possiede più della ventesima parte di tale somma. Conducono una vita privata decisamente parsimoniosa e in pubblico vestono soltanto di nero per ridurre le loro uscite. Si dice che se un gentiluomo dà un ricevimento una volta ogni tre mesi, egli vivrà di briciole per tutto il resto dell'anno. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 25)
  • Un genovese [...] mantiene sé stesso e la famiglia con una somma di denaro limitata, per poter così risparmiare e costruire palazzi e chiese. In tal modo, rimangono per secoli e secoli tanti monumenti al suo buon gusto, devozione e munificenza. Allo stesso tempo, egli fornisce occupazione e pane ai poveri e ai laboriosi. Ci sono alcuni nobili genovesi che possiedono ciascuno cinque o sei eleganti palazzi arredati sontuosamente in città o in diverse parti della Riviera. Le due vie, Strada Balbi e Strada Nuova, sono affiancate, su ambo i lati, da una fila continua di palazzi abbelliti con giardini e fontane, mentre le decorazioni sulle facciate esterne, a mio vedere, non sono di grande efficacia. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 26)
  • Il commercio di questa città attualmente non è molto considerevole, tuttavia ha l'apparenza di una vera e propria attività. Le strade sono affollate, i negozi ben riforniti e i mercati abbondano di eccellenti provviste d'ogni sorta. [...] Lo stato di Genova è molto povero e il suo Banco di San Giorgio ha ricevuto dei colpi molti duri prima dalla rivolta dei corsi e, in seguito, dalle disavventure della città, quando fu conquistata dagli austriaci nella guerra del 1745, e continua ancora a languire senza alcuna prospettiva di vedere ripristinata la sua reputazione. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 26)
  • Avevo sentito parlare molto di Ponte Carignano, ma non rispose affatto alle mie aspettative. Tale ponte unisce due alture che costituiscono la parte più elevata della città e le case giù a valle non raggiungono il piano d'imposta dei suoi archi. La sua costruzione non presenta nulla di curioso o in qualche modo rimarchevole, eccetto la cima dei pilastri dai quali gli archi sono impostati. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 29)
  • Proprio vicino al ponte esiste una elegante chiesa [la Basilica di Santa Maria Assunta] dalla sommità della quale si può godere un panorama molto ricco e ampio della città, del mare e della campagna adiacente, che assomiglia a un continente di boschetti e ville. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 30)
  • Per quanto riguarda la Cattedrale, gotica e cupa, l'unico particolare degno di nota è rappresentato dalla Cappella, dove giacciono le presunte ossa di Giovanni Battista e dove trenta lumi bruciano ininterrottamente. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 30)
  • Quando si sbarca sulla banchina di Genova si viene assediati dagli uomini delle feluche proprio come accade con i battellieri di Hungerford-Stairs a Londra. Sono sempre pronti a salpare, con un preavviso di un minuto, per Lerici, Livorno, Nizza, Antibes, Marsiglia e ogni parte della Riviera. (lettera del 15 gennaio 1765, p. 30)

Bibliografia

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  • Tobias Smollett, Viaggio attraverso l'Italia, traduzione di Paola Saitto-Bernucci e Claudio Spadaccini, Nutrimenti, Roma, 2003. ISBN 88-88389-10-5

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