Tengiz Evgen'evič Abuladze
sceneggiatore e regista sovietico
Tengiz Evgen'evič Abuladze (1924 – 1994), sceneggiatore e regista sovietico di nascita georgiana.
Citazioni di Tengiz Abuladze
modificaCitato da Alberto Crespi, L'Unità, 26 novembre 1987
- [Su Pentimento] Ho cominciato a scriverlo nel 1981 e, nonostante sembri assurdo, ero convinto che prima o poi il film sarebbe uscito. La sceneggiatura era pronta nell'82, abbiamo girato nell'84 e il 27 dicembre di quell anno abbiamo consegnato la copia. È rimasta in un cassetto per due anni.
- Dovunque vada mi chiedono di che parla il film. Di Beria, Stalin, oppure di Hitler, di Mussolini, di Pinochet, di Nerone. Io rispondo che iI film è più profondo. Il tiranno del film, Varlam Aravidze, è un simbolo di ogni tirannia e sintetizza la violenza e la prevaricazione di ogni dittatura.
- Credo che Avel sia orribile. È più pericoloso di Varlam perché la sua coscienza è doppia e i suoi atti sono imprevedibili, mentre Varlam è come il diavolo, a suo modo è puro tutto d'un pezzo.
- Già nella Supplica parlavo delle differenze religiose, che potrebbero portarci verso la catastrofe. L'unica via è la comprensione.
- La chiesa di cui si parla nel film, alla fine, è per me simbolo di Bene, Verità, Bellezza. La strada che porta alla chiesa è la strada che porta al Bene. Se il senso religioso del mio film vi sembra in contraddizione con il mio sostegno alla perestrojka, io rispondo così: la strada di Breznev non porta alla chiesa, la strada di Gorbaciov porta sicuramente alla chiesa.
Intervista di Aldo Tassone, La repubblica, 27 novembre 1987
- Il cinema è una cosa seria. Ho girato i film che sentivo di dover fare. Non sono un merlo canterino, canto quando mi viene di cantare. E poi i corsi - quinquennali - di regia che tengo all'Istituto teatrale di Tiblissi mi occupano molto tempo.
- Un autore ha diverse stagioni. I miei primi film li considero opere di ricerca, degli schizzi preparatori alla "trilogia". In un' ideale retrospettiva comincerei dalla fine (La supplica, L'albero dei desideri, Pentimento) e andrei indietro.
- I miei ultimi tre film vogliono essere un omaggio alla grande tradizione culturale del mio paese, la Georgia, una regione che occupa un posto a sè: russi e georgiani sono così diversi che i testi del teatro moscovita sono intraducibili, un georgiano non potrà mai fare Cecov. In secondo luogo, i miei ultimi tre film hanno un tema comune: la tirannia, la rivolta contro la violenza dell'uomo sull'uomo. Sono un grido contro la rassegnazione e la menzogna. Io sono uno che ama ripetersi. Ammiro quei colleghi - come Mikhalkov - che riescono a passare da un soggetto all' altro, io non ci riesco. I tiranni, la sopraffazione delle coscienze, la rassegnazione sono la mia bestia nera.
- Senza vantarmi, credo di poter dire che Pentimento è il primo film surrealista del cinema russo.
- I riferimenti alla realtà storica sono continui nel film, ma indiretti; vengono trasposti in una chiave surreale che conferisce loro una credibilità poetica - mi auguro - e universale. Pentimento non è un pamphlet politico.
- [Sull'antagonista di Pentimento] I dittatori sono spesso degli attori mancati. Per abbindolare e neutralizzare i loro rituali nemici, gli intellettuali, come Barateli, posano a uomini di cultura. I loro metodi sono sempre gli stessi in tutte le epoche; per questo Varlam (baffetti alla Hitler, occhiali alla Beria, divisa nera e modo di gestire alla Mussolini, espressione sorniona alla Stalin...) fa pensare a tante figure divenute tristemente celebri nel nostro secolo.
- [Sulla perestrojka] Si parla molto di rinnovamento, ma le difficoltà da superare sono enormi. Bisogna avviare un processo di ristrutturazione morale di tutto un popolo, e questo richiede molto tempo. Si sono create abitudini, privilegi. Ci vorranno cinquant'anni per estirpare le radici del male. Ma il buon senso finirà col prevalere, se no la vita sarebbe assurda, non varrebbe la pena vivere.
Film
modifica- Pentimento (1984)
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