Tadeusz Breza

scrittore, saggista e diplomatico polacco

Tadeusz Breza (1905 – 1970), scrittore, saggista e diplomatico polacco.

Tadeusz Breza

Citazioni di Tadeusz Breza

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  • Dalla Toscana alla Calabria il paesaggio italiano ignora questi mezzi toni. Ignora non solo la spessa e indipendente nebbia nordica, ma anche quella lieve veletta che la natura stende sul paesaggio francese. In Italia è tutto netto, anti-impressionista. Ma questa pericolosa particolarità di ficcarti tutto sotto il naso, questa nitidezza di immagine viene annullata dallo stupendo mosaico del paesaggio, composto di triangoli, di quadrati, di rombi, di rettangoli, ognuno dei quali è riempito da una cosa diversa. Il triangolo degli olivi si attacca al quadratino del grano, il rombo delle vigne al trapezio punteggiato di pecorelle. La serpentina bruna della strada, che si snoda lungo il pendio, è interrotta qua e là da buoi e asinelli che alle curve, dove la pendenza è più forte, si fermano, restando immobili per un attimo. Tutto è esattamente come nei quadri di scuola umbra, toscana o senese. Anche i contadini sono gli stessi, e così pure i loro movimenti, i loro gesti, i colori delle vesti da lavoro, i cappelli di paglia. Da questo punto di vista Benozzo Gozzoli o Piero della Francesca erano molto più realistici dei pur ottimi Zucchi o Zigaina odierni, i quali introducono nel paesaggio delle velature di nebbia e dei colori spenti propri di tutt'altre latitudini geografiche.[1]
  • Nel paesaggio italiano c'è qualcosa di talmente simpatico, di talmente umano! Non è infinità e distesa, non è un paesaggio dagli orizzonti sconfinati; è vasto e lontano, tuttavia gli elementi che lo compongono sono sempre limitati e finiti. E inoltre, è aggiustato così bene, con tanta cura e laboriosità dalla mano dell'uomo, ed è così variopinto! Sono contento che gli uomini siano riusciti ad addomesticarlo, ad adattarsi ai suoi capricci geografici, ai suoi rigonfiamenti, alle sue depressioni, ai suoi pendii, riuscendo sempre a conservare l'equilibrio tra indiscrezione e indifferenza, tra violenza e rassegnazione.[2]
  1. Da Spiżowa brama, La porta di bronzo, traduzione di Vera Petrelli, Feltrinelli, Milano, 1962, pp. 11-15; in Andrzej Zielinski, Antologia delle letterature polacca-ungherese ceca-slovacca, Fratelli Fabbri Editori, 1970, pp. 148-149.
  2. Da Spiżowa brama, La porta di bronzo, pp. 11-15; in Andrzej Zielinski, Antologia delle letterature polacca-ungherese ceca-slovacca, p. 149.

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