Citazioni sulla Suzuki RG 500.

Suzuki RG 500 (1977)
  • Intendiamoci, tutte le moto sono impegnative quando si tratta di portarle al limite: togliere l'ultimo secondo é sempre, in assoluto, un mestiere difficile e riservato a pochi abili. Ma la mia RG del '76 era una quattro cilindri da 100 cavalli che chiunque poteva portare a spasso dentro un circuito. Bastava usare il gas con dolcezza, a Monza feci girare degli amici che non erano mai entrati in pista in vita loro.
  • La RG 500 è passata alla storia non per la sua difficoltà di guida, ma perché rilanciò una classe che era regina soltanto di nome: pochi piloti ufficiali da una parte e tanti privati dall'altra con le bicilindriche Yamaha 350 maggiorate o con varie realizzazioni artigianali, doppiati regolarmente sul traguardo di uno o due giri. Poi il miracolo del '76, sessanta esemplari che replicavano la moto ufficiale di Barry Sheene. Un giornalista-collaudatore come ero io [...] si poteva permettere di arrivare alla prima prova del mondiale, GP di Francia a Le Mans, e qualificarsi in seconda fila di fianco al campione del mondo Phil Read sulla stessa moto.
  • La Suzuki ufficiale di Sheene aveva il cambio estraibile, noi privati potevamo soltanto agire sulla trasmissione finale, pignone e corona. La forcella non aveva regolazioni e per la coppia degli ammortizzatori posteriori soltanto tre tacche di precarico molla. Non c'era che da concentrarsi sulla guida, e litigare con l'unico problema: la spiccata tendenza ad impennare fuori dalle curve da prima e da seconda. Divertimento massimo, difficoltà media, affidabilità purtroppo vicina allo zero.

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