Stanley Karnow: differenze tra le versioni

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*Almeno da un punto di vista umano, la [[Guerra del Vietnam|guerra in Vietnam]] fu un conflitto che nessuno vinse, una lotta tra vittime, le sue origini furono complesse, le sue lezioni molto discusse, la sua eredità deve ancora essere definita dalle generazioni a venire. Che si sia trattato di una impresa valorosa o di un'avventura irragionevole, fu comunque una tragedia di dimensioni epiche. (p. 11)
*Gli americani si erano preparati a fare sacrifici in vite umane e in denaro, come era accaduto in altre guerre. Ma si dovevano vedere dei progressi. Si doveva capire quando la guerra sarebbe finita. Durante la seconda guerra mondiale, gli americani potevano seguire sulla carta geografica il percorso dei loro eserciti attraverso l'Europa; in Vietnam, dove i fronti non esistevano, non si riusciva ad ottenere altro che conteggi di "nemici uccisi" e promesse. Così gli Stati Uniti, che avevano messo in campo una stupefacente potenza militare per abbattere il morale dei comunisti, cominciarono a sfaldarsi sotto la tensione di una lotta che sembrava interminabile. (p. 16)
*Non fosse stato per il Vietnam, forse l'amministrazione [[Jimmy Carter|Carter]] avrebbe manovrato apertamente o segretamente per bloccare l'avanzata dei movimenti di sinistra in Etiopia o in Angola o per salvare dal crollo lo [[Mohammad Reza Pahlavi|scià di Persia]]. Prima di mandare i marines americani come forza multinazionale di pace in Libano, il presidente Reagan e il Congresso hanno ingaggiato un lungo e tormentato dibattito. La paura di un impegno in un altro conflitto e in un'altra guerra combattuta nella giungla ha anche creato nell'americano una forte ostilità contro un intervento nelle crisi che si manifestano in America Centrale. In effetti, i divergenti atteggiamenti degli americani sulla ribellione in Salvador e nei confronti della crescente insurrezione nel Sud Vietnam due decenni fa esemplificano questa forte differenza. (p. 19)
 
==Bibliografia==