Guerra d'indipendenza dell'Eritrea: differenze tra le versioni

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===[[Ferdinando Vegas]]===
*Gli eritrei sono scesi in campo sin dal 1961, quando ancora sull'Etiopia regnava Hailé Selassié, hanno sperato che la caduta della monarchia, con la rivoluzione del 1974, ponesse fine alla politica accentratrice di Addis Abeba, ma sono stati subito delusi.<br>Il regime rivoluzionario, infatti, si è rivelato erede di quello imperiale, mantenendo anzi accentuando la repressione, sicchè il conflitto si è inasprito. [...] Si è così giunti alla situazione paradossale che un movimento marxista lotta contro un regime professamente marxista, quasi a dimostrazione che il movente nazionale è più forte di quello ideologico.
*L'Eritrea fu dotata di un parlamento e di un governo autonomi; l'arabo e il tigrino furono riconosciuti come lingue ufficiali, ma Addis Abeba dimostrò subito la volontà di integrarla nell'impero, come avvenne nel '62, con l'eliminazione completa di ogni forma di autonomia. La rivolta degli eritrei rientra dunque, per il suo aspetto fondamentale, nel novero dei conflitti etnico-religiosi che affliggono diversi paesi africani di recente indipendenza. Però erra si inserisce anche in un contesto internazionale, quello dello scontro di movimenti rivoluzionari e regimi conservatori.
*Minacciati di perdere la propria identità, diversa da quella pure affine degli amhara (il gruppo dominante in Etiopia), con una loro storia particolare sotto il dominio italiano, gli eritrei dunque insorsero: per l'indipendenza o almeno il ritorno all'autonomia ed insieme come avanguardia dell'intera rivoluzione etiopica contro il regime feudale ed oppressivo del Negus.<br>Quando però questo regime fu rovesciato, gli eritrei non ne trassero alcun vantaggio: i nuovi governanti di Addis Abeba, ferocemente nazionalisti, al contrario inasprirono la lotta per stroncare l'insurrezione eritrea.
*Pur appartenendo allo stesso ceppo etnico, la maggioranza degli eritrei è composta di tigrini, mentre il gruppo dominante in Etiopia è quello degli amhara; è risaputo che il filo conduttore della storia etiopica, dal secolo scorso, consiste nel tentativo degli amhara di unificare e sottomettere il territorio che oggi forma l'Etiopia, suscitando la resistenza degli altri popoli, non solo degli eritrei. Questi, inoltre, non professano tutti la religione riconosciuta ufficialmente fondamentale in Etiopia, la cristiano-copta; una parte del milione e mezzo di eritrei stimata tra il 40 e il 50 per cento, quelli che abitano la parte occidentale della regione, è di religione musulmana. Infine gli eritrei, essendo stati prima a lungo sotto il dominio coloniale italiano, e poi per un decennio sotto l'amministrazione inglese, hanno ricevuto apporti culturali più vari che non gli etiopici.