Pietro Anastasi: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Nel 1990.}} Vado raramente a vedere le partite allo stadio. Tecnicamente il gioco è sempre quello, non è cambiato molto, ma ciò che non mi piace e che mi delude profondamente è lo scarso attaccamento dei giocatori alla maglia che indossano. Oggi si pensa troppo ai soldi e poco ai sentimenti. Poi c'è troppo stress, troppa drammaticità intorno ad ogni partita. Infine, la violenza selvaggia e premeditata di coloro che il giorno prima vanno a piazzare le spranghe dentro lo stadio. Sembra quasi che non sia rimasto molto del calcio di vent'anni fa, quando diventare la bandiera della propria squadra era il traguardo massimo per un giocatore e, quando tutt'al più, le discussioni fra i tifosi si risolvevano nelle classiche scazzottate che poi non avevano seguito.<ref>Dall'intervista di Francesco Baccilieri, ''Pietro non torna indietro'', ''Guerin Sportivo'' (Bologna), anno LXXVIII, nº 46 (820), 21-27 novembre 1990, pp. 62-63.</ref>
*{{NDR|Riferito ad [[Angelo Massimino]].}} Se n'è andato uno vero, uno che ha pagato, uno con la passione dentro. Altro che i dirigenti attuali, gente di plastica.<ref>Citato in [[Maurizio Crosetti]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/05/addio-massimino-il-ruspante.html Addio Massimino il ruspante]'', ''la Repubblica'', 5 marzo 1996.</ref>
*{{NDR|Riferito al suo gol in [[Nazionale di calcio dell'Italia|Italia]] — Jugoslavia 2-0, 10 giugno 1968, finale del campionato d'Europa.}} De Sisti mi passò il pallone che compì uno strano rimbalzo: tirai senza sapere dove l'avrei indirizzato e ne venne fuori un gran gol.<ref>Citato in Bruno Bernardi, ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,72/articleid,0195_01_2004_0161_0072_1363820/ Anastasi, che notte quella notte]'', ''La Stampa'', 12 giugno 2004, p. 72.</ref>