Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Anche questo definisce la statura di un pensatore: fino a qual punto gli sia riuscito di superare in se stesso l'uomo storico. Esser [[profeta]] significa conoscere ben più che il futuro: il più profondo presente. (da ''Una mattina ad Antibes'', p. 284)
*La [[pianta]] parla diffondendo intorno a sé la propria {{sic|magìa}} che noi attraversiamo con i nostri passi senza avvertirla, come se lacerassimo una rete tessuta con fili troppo sottili per la nostra percezione. Questo mi divenne chiaro una sera, dopo che avevo raccolto dalla sabbia delle dune un mazzo di grandi e profumati gigli imbutiformi, che gli italiani chiamano narcisi marini. Mentre camminavo, tenendolo in mano, nella penombra del crepuscolo, arrivarono in volo grandi falene nere striate di rosso, sfingi con ali vellutate, e affondarono la tromba nei fiori. Tenevo il mazzo di fiori chiari come un calice; gli insetti entrarono in mutua comunicazione da esso, con esso e intorno ad esso, in un mondo sognante. (da ''Una mattina ad Antibes'', pp. 293-294)
*[...] tutti noi ci stiamo godendo le ore di sole, come fanno qui le lucertole in ossequio all'ammonimento che decora una meridiana provenzale:<br/>''Gai lesert, bèou toun soulèu; | l'ouro passo que trop lèu, | e deman ploura belèu.''<br/>''(Gaia [[lucertola]], bevi il tuo sole; | rapida passa l'ora, come suole, | forse domani piove, e te ne duole.)''<br/>È molto meglio contemplare i [[fiori]]; non ci tradiscono mai. Il loro progetto architettonico è senza errori. (da ''Una mattina ad Antibes'', pp. 297-298)
*[...] vediamo i fiori volgersi in direzione del sole la cui immagine essi riproducono in molte varianti di forme e in quantità innumerevole. Così vediamo i santuari e i sacrari, ma non il Sacro. Quanto meno ci occupiamo delle distinzioni, tanto più forte diventa l'intuizione. Non udiamo più il mormorio dell'albero, ma la foresta che risponde al vento. (da ''Balcone sull'Altlantico. Appunti da [[Lisbona]]'', p. 317)