Anarchia albanese del 1997: differenze tra le versioni

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*È vero, a dare il via alla rivolta armata sono stati piccoli gruppi di banditi. Ma la loro sommossa trovava terreno fertile nel malcontento popolare per il crac delle finanziarie. Un malcontento - lo avevo dichiarato pubblicamente - che doveva essere convogliato nelle urne, alle quali volevo affidare il giudizio del Paese sul mio operato e su quello del mio governo. Ma la rivolta, sulla quale la criminalità e i comunisti gettavano benzina, è divenuta ben presto incontrollabile.
*Senza una sconfitta delle mafie non ci sarà alcun futuro per l'Albania. Quando nel '92 vinsi le prime elezioni libere, il Paese era a pezzi. Eppure dissi che il problema numero uno non era la crisi economica, ma il ristabilimento dell'ordine pubblico. Adesso ci ritroviamo nella stessa situazione di anarchia, anzi, stiamo peggio di allora. Il crimine organizzato dilaga ed ora è anche super-armato: durante la rivolta dello scorso anno sono spariti dalle caserme oltre un milione di fucili e altrettante cartucce, un centinaio di bazooka, circa 200 mitragliatrici pesanti, bombe di ogni tipo e persino una quindicina di carri armati. E, naturalmente, a questo governo screditato e connivente nessuno pensa di restituire neanche un bossolo.
 
===[[Ismail Kadare]]===
*Il posto lasciato vacante dalla morale implacabile e trasversale del comunismo, invece di essere occupato da un'etica di livello superiore ha prodotto un vuoto colmato dall'amoralità. Come per reazione a questa desolazione, il rigore e l'idealismo ingannevole del comunismo hanno scatenato una rabbia materialista e una corruzione senza precedenti. Questa febbre materialista ha avuto la meglio dappertutto, diventando quasi il volto del nuovo ordine democratico. È in questo contesto che si è verificato l'episodio delle "società piramidali" e del loro fallimento.
*La sparatoria in Parlamento è un atto barbarico e selvaggio, frutto dell'odio che da sempre paralizza l'Albania. Io resto imparziale, non mi schiero. Sono uno scrittore per tutti, né di destra né di sinistra. La mia azione di denuncia è al si sopra dei partiti. E comunque i mass media, soprattutto quelli italiani, continuano a dare un'immagine deformata del mio paese: si parla solo di profughi disperati, di criminali e prostitute. Avete mai visto o letto un'intervista a studenti o intellettuali, ad uno dei tanti cattolici impegnati o a un musicista?
*Non c'è alcun dubbio che la classe politica albanese dovrà rispondere della situazione che ha trascinato il suo popolo verso l'abisso. In un primo tempo, di fronte alla tragedia essa ha mostrato la sua irresponsabilità, la sua ristrettezza mentale, il suo carattere vendicativo e il suo cinismo, prima di riprendersi e abbozzare un primo passo responsabile attraverso l'accordo di riconciliazione nazionale. Non è ancora giunta l'ora delle analisi approfondite né dell'individuazione dei colpevoli. Sarebbe più urgente tentare di risolvere il terribile problema senza tergiversare, senza perdere tempo, subito. Un intero popolo rischia di soccombere. La corsa verso la guerra civile, il sollevamento di una metà del paese contro l'altra: davanti a un'evoluzione degli eventi così fatale nessuno deve restare a guardare. Oppresso e stremato dopo mezzo secolo di dittatura, il popolo albanese non merita una sorte così crudele, l'abbandono. Se ha peccato contro se stesso non ha perpetrato dei crimini contro gli altri.
*Nonostante la drammatica situazione, la vita culturale lì è attiva, ci sono scrittori, musicisti impegnati, tradotti e conosciuti nel mondo, nonostante l'immagine distorta che ha giocato un ruolo malefico e di menzogna, una trappola anche per gli stessi albanesi.
 
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