Filippo Meda: differenze tra le versioni

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*Meda e [[Romolo Murri|Murri]] furono dapprincipio alleati. Entrambi volevano un grande partito, popolare indipendente dalla Chiesa. Ma Meda lo concepiva come lo sviluppo della organizzazione tradizionale, cioè dell'''Opera'', una volta strappatala alla vecchia guardia, mentre Murri lo vedeva come un organismo nuovo, un "Fascio", come quelli che pochi anni prima avevano messo a soqquadro e insanguinato la Sicilia. ([[Indro Montanelli]])
*Meda era un avvocato milanese di spirito pratico, che considerava l'astensione dal voto {{NDR|dei cattolici}} un dovere da osservare finché il Papa lo imponeva, ma un grosso errore strategico di cui occorreva sollecitare la revoca. Lo Stato liberale, diceva, c'è e va accettato. Va soltanto salvato dalle sue tentazioni autoritarie e giacobine. E questo i cattolici possono farlo soltanto inserendocisi e riformandolo in modo da tenerlo al riparo dai pericoli d'involuzione. Lo Stato cioè per lui era un "peccatore da salvare". ([[Indro Montanelli]])
*Polemiche tra [[Romolo Murri|Murri]] e l'avv. Filippo Meda attorno al 1900. Lo Stato, per Meda, lo Stato italiano uscito dalla rivoluzione non era quell'assoluto male, quell'irriducibile nemico che l'altro proclamava; non si mostrava, anche così com'era, impenetrabile agli ideali dei cattolici. Esso poteva sussistere e vivere in armonia con la Chiesa, se così piaceva agli uomini che erano al governo; poteva anzi diventare esso lo strumento di quella rinnovazione sociale che, auspice la Chiesa e secondo le sue direttive, si stava preparando e che era destino si dovesse compiere. ([[Gioacchino Volpe]])
 
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