Ernesto Masi: differenze tra le versioni

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→‎Il Risorgimento italiano: nota Costituzione
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*Il [[Carlo Lauberg|{{sic|Laubergh}}]], fino ai più recenti studi del Rossi e del Croce, era un nome quasi del tutto ignoto. Oggi invece lo si può chiamare col Rossi e col Croce: il primo cospiratore del moderno Risorgimento italiano. (vol. 1, cap. 11, p. 177)
*[...], nella Roma di Pio VI, non si perdonerà allo Spedalieri di aver osato, nel suo libro sui ''Diritti dell'Uomo'', una timida conciliazione fra il dogma e il Contratto Sociale del Rousseau; come non si perdonerà al [[Vincenzo Monti|Monti]] – e lo si piglierà da quel momento in sospetto – di avere, ripigliando la tesi degli Enciclopedisti, ricongiunto il suo pensiero a quello del Parini, dell'Alfieri e di tutti i contemporanei riformisti, lombardi e napoletani, {{sic|intuonando}} nell'ode al Montgolfier l'inno trionfale della ragione e della scienza. (vol. 1, cap. 12, p. 191)
*A Napoli, [...], primo effetto della Costituzione concessa<ref>L'11 febbraio 1848, Francesco II aveva promulgato la Costituzione del Regno delle Due Sicile.</ref> fu lo scioglimento di ogni freno. Dalla tirannide uscì ''ex abrupto'', non la libertà, ma una licenza infinita, che niente più bastava a contenere ed a contentare. Era un continuo carnevale di raunate di popolo, di desideri incomposti, sconfinati e di grida, quelle che anche [[Carlo Botta]] nella sua storia, per dir tutto in una parola. chiama le Napoletane grida. (vol. 2, cap. 52, p. 264)
*Quanto è efficace il costante apostolato unitario del [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], altrettanto vani sono i suoi tentativi d'azione, perché non hanno mai altra base che la sua facilità d'illudersi e la sua presunzione. (vol. 2, cap. 53, p. 299)
*[[Daniele Manin]] si distingue da tutti gli altri statisti italiani, che agirono in quel tempo nella rivoluzione italiana, per due fattezze tutte sue: l'una, di nulla lasciarsi imporre dal partito demagogico, reprimendolo costantemente, non perdendo mai per questo la fiducia e l'affetto del popolo veneziano e conquistandosi, col mantener l'ordine e l'autorità sua, il rispetto dovuto ad un governo regolare, di fronte al quale la violenza dell'Austria ha quasi l'aria più irregolare e più rivoluzionaria di esso; l'altra, che egli si confida bensì nella forza, nell'amor patrio, nella virtù del suo popolo e degli italiani accorsi in aiuto a Venezia, ma ha altrettanta fiducia nel concetto astratto della giustizia e del diritto, il quale nella Francia repubblicana e nell'Inghilterra liberale gli pare impossibile, che alla lunga non debba prevalere e forzarle, se non altro, a prestare a Venezia un appoggio morale così deciso, che l'Austria debba – non fosse che per un'apparenza almeno di senso civile nelle sue relazioni internazionali – finire per cedere in tutto o in parte alle sue domande. (vol. 2, cap. 58, p. 431)