Ernesto Masi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Ernesto Masi==
*«Non si ripensa, scrive il Bonghi, ad [[Alfonso La Marmora]] senza rimorso.» Vero purtroppo e, salvo alcuni amici di lui, tutti, chi più e chi meno, in alto ed in basso, un po' di questo rimorso ce lo siamo meritati. Perduta la battaglia di Custoza<ref>Nel 1866, durante la terza guerra d'indipendenza, l'esercito italiano comandato da Alfonso La Marmora fu sconfitto a Custoza.</ref> il disinganno fu così amaro e crudele, che quasi nessuno seppe stare in cervello. Arrecarlo a sola ingiuria di fortuna non pareva che bastasse, convenire che la colpa era di molti, di tutti forse, come il Villari osò dire, sapeva di umiliazione quasi peggiore della sconfitta. Ci buttammo dunque volentieri al rimedio della gente fiacca; cavarsi la croce di dosso e caricarne le spalle ad uno, che la porti per tutti, e quest'uno fu Alfonso La Marmora. (da ''Fra libri e ricordi di storia della rivoluzione italiana'', Nicola Zanichelli, Bologna, 1887, [https://archive.org/details/fralibriericord00masigoog/page/n240 pp. 229-230])
*[...] {{NDR|dopo la sconfitta nella battaglia di Custoza}} si svolge la parte più profondamente drammatica della vita del La Marmora! Quest'uomo, che, pochi giorni innanzi era tutto, pochi giorni dopo è peggio che nulla. La sua popolarità è perduta e di questo facilmente si consolerebbe, perché non l'ha mai cercata. Ma se gli amici suoi e non della ventura gli rimangono fedeli, la loro stessa amorevole sollecitudine attesta il vuoto che si è fatto intorno a lui. Il Re<ref>Vittorio Emanuele II.</ref> lo dimentica, i più miti lo sfuggono, i più tristi lo accusano, e di che? Nient'altro che d'aver pattuita la sconfitta... lui, Alfonso La Marmora, il vecchio soldato di Pastrengo e della Cernaia<ref>Battaglie della prima guerra d'indipendenza (1848) e della guerra di Crimea (1855).</ref>, il padre dell'esercito italiano, l'onore, la lealtà, la virtù in persona! In questo orrendo contrasto, a cui fu messo l'animo del Generale La Marmora, consiste il vero momento psicologico della sua biografia. Tacere, chiudersi in sé, contentarsi del testimonio della propria coscienza, disprezzare le accuse, gli accusatori e l'indifferenza ingenerosa, che tiene il sacco, aspettare giustizia dal tempo e dalla storia... È presto detto! Ma nella condizione del La Marmora a me pare supremamente umano e giusto, che quell'amarezza infinita, quella universale cospirazione d'ingiustizia e d'ingratitudine trionfino alla fine l'animo suo e lo trascinino a protestare e a difendersi. (da ''Fra libri e ricordi di storia della rivoluzione italiana'', ibid., [https://archive.org/details/fralibriericord00masigoog/page/n254 pp. 243-244])
 
==''Il Risorgimento italiano''==