Francesco Saverio Nitti: differenze tra le versioni

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*Io non ho mai appartenuto ad alcuna massoneria in alcun momento della mia vita ed in alcun paese, per la mia invincibile avversione per ogni cosa che limiti la mia libertà di pensiero e di azione. (da ''La disgregazione dell'Europa'', Faro, 1946)
 
*L'[[Razzismo|idea razziale]], abbia o non abbia alcun fondamento, è un'idea del tutto recente. (da ''Meditazioni dell'esilio'', Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1947, p. 61)
 
*L'[[Italia]], conquistatrice del mondo durante l'antichità romana, museo di tutte le arti del medio evo, mirabile nella civiltà moderna per i suoi sforzi di rinnovazione è, e rimane tuttavia, un paese molto povero: soprattutto essa soffre d'''impécuniosité'', deficienza di danaro, deficienza di capitali. (da ''La ricchezza dell'Italia'', Napoli, 1904, p. 8)
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*La vera saggezza è nel pensare da [[ottimismo e pessimismo|pessimista]], poiché la natura delle cose è ingiusta e crudele e la illusione è debolezza; ma, nella vita pratica e nella misura del possibile, agire da [[ottimismo e pessimismo|ottimista]] poiché nessuna energia, nessuno sforzo di bontà e di amore vanno mai interamente perduti. (citato in ''Francesco Saverio Nitti'', UTET, Torino, 1984, p. 561)
 
*Le maggiori difficoltà che ho incontrato nella mia vita, nel mondo accademico da principio e poi in misura ben maggiore nella politica, mi sono venute sempre dalla fatale avversione dei mediocri e degl'incapaci che non mi hanno mai perdonato di essere considerato uomo di talento. (da ''Meditazioni dell'esilio'', Edizioni scientifiche italianeibid., Napoli, 1947, p. 393)
 
*Per le plebi meridionali il brigante fu assai spesso il vendicatore e il benefattore: qualche volta fu la giustizia stessa. Le rivolte dei briganti, coscienti o incoscienti, nel maggior numero dei casi ebbero il carattere di vere e selvagge rivolte proletarie. Ciò spiega quello che ad altri e a me e accaduto tante volte di constatare; il popolo delle campagne meridionali non conosce assai spesso nemmeno i nomi dei fondatori dell'unità italiana, ma ricorda con ammirazione i nomi dell'abate Cesare e di Angelo Duca e dei loro più recenti imitatori. (da ''Eroi e Briganti'', Edizioni Osanna, Venosa, 1987, p. 34)