Lazarillo de Tormes: differenze tra le versioni

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*È forse da credersi che il soldato, il quale monta prima di tutti sulla breccia, abbia in odio la vita più d'un altro? No certamente: ma il desiderio della [[lode]] lo fa esporre al pericolo (p. 1).
*Quante persone ci devon essere nel mondo che fuggono gli altri perchè non si vedono per sè! (p. 5)
*{{NDR|Lo scudiero}} si vestì placidamente, si pettinò, si lavò le mani, attaccò la spada al cinturone, e mi disse mentre che glie la cingevo: «Se tu sapessi, Lazzarino, che lama ch'è questa ! Non la baratterei con tutto l'oro del mondo, perchè fra tutte quelle che ha fatto Antonio non ce n'è un'altra, a cui sia riuscito a dare la tempra di questa.» Allora la tirò fuori del fodero, la fece scorrere tra le dita e riprese : «Con questa qui scommetto di tagliare in due una rocca carica di lana.» «E io» dissi fra me «coi miei denti, benché non sieno d'acciaio, scommetto di troncare in due un [[pane|pan]] di cinque libbre !» (p. 42)
*O Signore, Signore! Quanta gente dovete aver messo al mondo che soffre per quello che essa chiama decoro {{NDR|''[[Onore|honra]]''}} ciò che non soffrirebbe per voi! (p. 43)
*{{NDR|Lo scudiero}} «E non ci son forse in me le doti necessarie a servire e contentare i signori di quella specie {{NDR|altolocati}}? Scommetto che, se ne trovassi uno, diventerei subito il suo favorito, perchè gli renderei mille servigi. Saprei ingannarlo bene quanto un altro, rendermegli grandemente simpatico, trovar buoni tutti i suoi capricci e le sue abitudini, quand'anche non fossero le migliori del mondo; non dirgli mai cosa che l'affliggesse, quantunque potesse essergli utilissima; occuparmi con la più grande diligenza in fatti ed in parole della sua persona, senza star poi a confondersi intorno alle cose che egli non ha sotto'occhio; rimproverare acerbamente i servitori quando può sentire, per provargli il mio zelo riguardo ai suoi interessi, e, quando gli sgridi egli stesso, acuire ancora il suo corruccio con delle bottate che sembrino dette in favore dell'accusato; parlargli bene di coloro a cui è affezionato e esser mordaci verso gli altri; accusare con indifferenza quelli di casa e quelli di fuori, e cercar di conoscere i fatti degli altri per tenerlo allegro raccontandoglieli. Io avrei in fine mille altre qualità di questo genere, che ora a corte son di moda e che i signori hanno in grazia, perchè non cercano d'aver presso di loro uomini dabbene, ma li odiano chiamandoli dei gonzi ai quali non si possono confidare affari nè chieder pareri. Per questo appunto oggi i furbi usano con loro dei mezzi di cui userei io pure, se la sorte volesse farmi trovare un impiego per questa mia abilità» (pp. 55-56).
 
==Bibliografia==