Caitlin Moran: differenze tra le versioni

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Citazioni dal libro (in progress)
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* La realtà è che si [[nascita|nasce]] due volte. La prima quando ti partorisce tua madre, la seconda quando decidi tu cosa vuoi essere. E negli anni '90 Londra era il posto perfetto per rinascere.<ref name=IoDonna/>
* Non sono fatta per comandare. Sono fatta per avere idee. Spero che le mie idee vengano utilizzate. Non cambi il mondo dicendo questo è giusto e questo è sbagliato. Basta riuscire a rendere la cosa giusta molto, molto cool.<ref name=IoDonna/>
 
== ''Ci vogliono le palle per essere una donna'' ==
 
=== [[Incipit]] ===
''Wolverhampton, 5 aprile 1988''<br/>
Eccomi qui, il giorno del mio tredicesimo compleanno, a scappare a gambe levate dai Bulli del quartiere.<br/>«Ragazzino!»<br/>«Zingaro!»<br/>«Scemo!»<br/>Sto cercando di sfuggire a un gruppo di teppisti che mi dà la caccia nel parco giochi vicino a casa nostra, il tipico parco giochi inglese di fine anni Ottanta. Scordatevi le superfici di sicurezza, il design ergonomico dei giochi o le panchine di legno: qui ci sono solo cemento, cocci di bottiglie di birra ed erbacce.<br/>Corro e so di essere completamente sola; riesco a sentire il respiro che quasi mi si blocca in gola. Mi è capitato di vedere scene simili nei documentari e so bene che cosa sta succedendo: il mio ruolo è quello della «debole antilope separata dal branco», mentre i Bulli sono «i leoni». So anche che di solito non finisce mai troppo bene per l'antilope e che ben presto avrò un nuovo ruolo, quello di «pranzo».
 
=== Citazioni ===
* Per certi versi diventare una donna è un processo simile al diventare famosi. Si passa dall'essere benevolmente ignorate (condizione standard per molti bambini) al diventare adolescenti, e quindi oggetto di fascinazione per gli altri, costrette a subire un bombardamento di domande. (p. 9)
* Ci sono ragazze che ''provano'' a fermare il corso della vita: adolescenti che cercano di guadagnare tempo regredendo aggressivamente al momento in cui avevano cinque anni e fingendo di essere «bambine» che vivono in un mondo tutto rosa. Sono quelle che riempiono il letto di peluche per chiarire a tutti che lì non c'è spazio per il sesso, quelle che parlano come delle bimbe piccole per evitare di dover rispondere a domande da adulte. A scuola vedevo alcune mie coetanee che sceglievano di non impegnarsi attivamente nella creazione del proprio destino, ma preferivano diventare delle principesse in attesa di essere «trovate» e sposate. (p. 10)
* Ma la lotta contro se stesse presenta un problema intrinseco: anche quando si ha l'impressione di vincere, in realtà si perde. A un certo punto, sfregiate ed esauste, dobbiamo accettare che si deve diventare [[donna|donne]], e che si ''è'' donne, pena la morte. È questa la bruta verità dell'[[adolescenza]]: spesso è una lunga e crudele guerra di logoramento. Queste ragazze che si autoflagellano, con le braccia e le cosce intarsiate di tagli da rasoio, vogliono dimostrare a se stesse che vedono il loro corpo come un campo di battaglia. A chi non ha il fegato di usare un rasoio basterà un tatuaggio, o anche solo il colpo secco della pistola per forare le orecchie nei negozi di bigiotteria. Avrà marchiato il suo corpo per gridare al mondo che appartiene a se stessa, per ricordare il punto in cui trova: dentro se stessa. Da qualche parte dentro se stessa. (pp. 10-11)
* La storia, infatti, offre esempi di donne che, a dispetto di ogni previsione, sono riuscite a essere tali, ma scendendo a compromessi o vivendo una vita infelice e irta di difficoltà che le ha portate alla rovina per colpa di una società sbagliata. Mostrare a una ragazza modelli di pioniere come [[Sylvia Plath]], [[Dorothy Parker]], [[Frida Kahlo]], [[Cleopatra]], Budicca, [[Giovanna d'Arco]] spesso significa indicarle donne che alla fine sono state costrette a soccombere. I trionfi più agognati rischiano di essere completamente rinnegati in un clima in cui gli altri li considerino minacciosi, sbagliati, ineleganti o (il peggio del peggio per un'adolescente) «da sfigate». Sono poche le ragazze disposte a scegliere di difendere ciò che è giusto, fino in fondo, sapendo che però rimarranno sole. (p. 11)
 
 
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Caitlin Moran, ''Ci vogliono le palle per essere una donna'', traduzione di Sara Chiappara, Sperling & Kupfer, 2012. ISBN 978-88-200-5195-2
 
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