Paolo Rumiz: differenze tra le versioni

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*Bergamo è un caso a sé. Lasciata fuori, sin dall'unità, dai grandi collegamenti. Ci sono stazioni di paesini del Piemonte più grandi e più belle di quella di Bergamo. Che è sempre stata considerata periferia, luogo di montanari. Non c'è paragone con il rapporto fra Milano, o Roma, o Brescia. È cosa antica. È anche vero che Bergamo, per dimostrare la propria potenza economica, ha pensato a farsi un bell'aeroporto, ma non ha pensato minimamente a migliorare la propria stazione, a farne un punto di partenza per esplorare i luoghi all'intorno. La Val Seriana è stata per anni senza il suo vecchio trenino. Andare da Brescia a Lecco è un'impresa. Treni da Terzo mondo, che neanche in Egitto.<ref>Da ''L'Italia dei treni, Bergamo è da Terzo mondo'', L'Eco di Bergamo, 15 agosto 2009.</ref>
*Che fine ha fatto per esempio [[José Borjes|Josè Borjes]], il generale di cui mi ha parlato Andrea Camilleri? Parlo dell'uomo che sempre nel '61, quasi da solo, tentò di sollevare le Sicilie contro i Savoia. Perché non si dice nulla della sua epopea e del mistero della sua morte? Perché non si riconosce il valore di questo Rolando che galoppa verso una fatale Roncisvalle dopo essere sbarcato con soli dodici uomini in Calabria, alla disperata, sulla costa crudele dei fallimenti, la stessa di Murat, dei Fratelli Bandiera, di Pisacane, dei curdi disperati, dei monaci in fuga dagli scismi bizantini?<ref>Da ''[http://www.repubblica.it/rubriche/camicie-rosse/2010/08/27/news/il_massacro_dimenticato_di_pontelandolfo_quando_i_bersaglieri_fucilarono_gli_innocenti-6543288/index.html?ref=search Il massacro dimenticato di Pontelandolfo: Quando i bersaglieri fucilarono gli innocenti]'', ''Repubblica.it'', 27 agosto 2010.</ref>
*Chi conosce l'altopiano di Asiago, sa che lassù gran parte di quei giganti stroncati dal vento hanno esattamente un secolo di vita, perché è da un secolo esatto che il grande diserbante del conflitto {{NDR|[[Prima guerra mondiale]]}} ha smesso di raschiare la superficie del Pianeta. Alberi coetanei, se non gemelli, con le radici affondate in un cimitero e i rami rivolti al cielo a simbolo di rinascita. Ma, allo stesso modo, non c'è niente che evochi un macello di carne umana più di una foresta sterminata.<ref>Da ''[https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/11/09/news/centenario_della_grande_guerra_a_paneveggio_musica_per_gli_alberi_caduti-211229047/ Centenario della Grande Guerra, a Paneveggio musica per gli alberi caduti dove si è combattuto]'', ''Rep.repubblica.it'', 9 novembre 2018</ref>
*Come mai questo Paese taglieggiato dalle camorre, desertificato dalla grande distribuzione, saccheggiato dalle banche, bastonato dalle tasse, espropriato degli spazi pubblici e delle certezze sindacali, come mai questa Italia derubata del futuro, che va in crisi per una nevicata, che si lascia togliere persino la libertà democratica delle preferenze elettorali, che vede i suoi figli sedati fin da piccoli dalle playstation e poi costretti, da grandi, a emigrare per sfamarsi, magari facendo i camerieri con una laurea in tasca, come mai un Paese simile, anziché fare la rivoluzione, diventa razzista?<ref>Da ''[https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2018/02/26/news/la_paralisi_bianca_e_l_uomo_nero-189851753/ La paralisi bianca e l’uomo nero]'', ''Rep.repubblica.it'', 27 febbraio 2018.</ref>
*L'avvicinamento alla città {{NDR|[[Benevento]]}} è spettacolare, l'Appia molla il traffico e scende a sinistra per una strada chiusa oltre la linea ferroviaria. Vento che disegna onde lunghe sui campi di grano, un cavallo nero al galoppo, galli che chiamano e, lontano, l'ombra del Taburno che pare una dormiente. Villette con rose rampicanti, i resti di un mausoleo coronato da fiori secchi e un Cristo in abbandono. Ed è il magnifico ponte Leproso sul fiume Sabato, arcate borboniche sopra possenti conci romani. Siamo a Benevento, il grande bivio.<ref name=appia/>