Paul Cézanne: differenze tra le versioni

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*Una caratteristica costante di Cézanne [è] la coscienza che la sequenza plastica deve essere sentita attraverso l'intera superficie della tela. Per lui, sebbene possano esserci punti cardini della sequenza, ogni parte, anche apparentemente insignificante, deve fornire il suo preciso e insostituibile apporto al tutto. Ogni strumento nell'orchestra deve suonare, per quanto debolmente. ([[Roger Fry]])
 
*La prima impressione della sala {{NDR|dedicata a Cézanne nell'Esposizione d'arte di Venezia del 1920}} non è favorevole. Si prova subito un'angustia, un malessere; e insieme il cruccio di dover sforzare lo spirito ad una speciale disposizione; un bisogno di miopia condiscendente. Le velature di questi quadri sono sporche, cinerognole; le ombre si sono annerite rapidamente. Rare sono le note che cantano sopra le altre un richiamo, una fanfara, un inno. Il mondo pittorico di Paul Cézanne è opaco, il suo pennello reca delle tracce incancellabili di caligine. Si sente, nostro malgrado, l'impressione di trovarci dinnanzi ad una pianta malaticcia. ([[Francesco Sapori]])
 
*Volendo assegnare una paternità ideale a Paul Cézanne, le grandi immagini di Michelangelo e di Eschilo apparirebbero fra le prime alla fantasia. Al pari del toscano, egli ha compreso la forza mistica che scoppia dalle cose mute, dai tronchi e dalle rocce; al pari del greco, ha sentito la potenza selvaggia che erompe dal cuore ingenuo del popolo, e queste due energie ha racchiuse nei suoi paesi e nelle sue figure. Così come la loro, la sua opera è un rozzo terreno, spoglio, pietroso, atroce, scorticato, dal quale sbocciano piante, fiori ed erbe, mestamente, castamente, con semplice spontaneità naturale. Per arrivare a suggerire pittoricamente delle immagini tanto solenni, è naturale che Paul Cézanne abbia dovuto sfrondare le sue fantasie e presentarle religiosamente, col solo magistero dello stile. Infatti il suo colore e il suo disegno sono agri, poveri e brutali. Nella sua pittura si riscontrano i conflitti cromatici che, per il primo, Masaccio suscitò realisticamente negli affreschi della cappella Brancacci al Carmine; ed anche le torsioni vigorose del Tintoretto. Senza legge, senza scrupoli, il suo stile accusa le asperità dei contorni degli esseri e di ciò che li circonda. ([[Ardengo Soffici]])