Genova: differenze tra le versioni

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*L'edificio è una di quelle magnifiche ville in cui i nobili genovesi profusero milioni al tempo della potenza di quella repubblica aristocratica. Se la tarda sera è bella in qualche luogo, lo è indubbiamente a Genova, quando è piovuto come piove laggiù, a torrenti, per tutta la mattinata; quando la purezza del mare gareggia con la purezza del cielo; quando il silenzio regna sul viale e nei boschetti di quella villa, tra i marmi dalla bocca spalancata da cui l'acqua fluisce con un senso di mistero; quando le stelle brillano, quando le onde del Mediterraneo si susseguono come le confidenze di una donna a cui strappiate parola per parola.
*Onorina Pedrotti è una di quelle belle genovesi che sono le più magnifiche creature d'Italia, quando son belle. Per la tomba di [[Giuliano de' Medici|Giuliano]], [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] prese le modelle a Genova, e di là deriva quell'ampiezza, quella curiosa disposizione del seno nelle figure del "Giorno" e della "Notte", che tanti critici trovano esagerata, ma che è propria delle donne della Liguria.
 
===[[Pierangelo Baratono]]===
 
*Affrontiamo un altro lato caratteristico della vita genovese, il bigottismo. In Genova la chiesa occupa un posto importantissimo. L'esercito delle sottane nere comanda a bacchetta, sia che inspiri le parole in Consiglio, sia che diriga gli avvenimenti nel seno delle famiglie. Il fenomeno si spiega con la poca istruzione generale, ma anche col carattere proprio delle città marinare che, o per atavismo o per sentimentalità personali, si professano devote al culto di Dio.<br>La donna, vecchia o giovane, è la prima vittima del miraggio. Essa frequenta le messe, ascolta rispettosa le parole e i consigli del confessore e in tutto cerca di mantenersi in buona pace con l'altro mondo. La sua influenza sull'uomo, considerevole ovunque, in Genova trova maggior terreno per estendersi, poichè la politica clericale è quella adottata dall'ambiente. Da ciò quell'apparenza untuosa, che informa le conversazioni e il modo di agire di ognuno.
*Bisogna osservare che nella borghesia ricca di Genova predomina un elemento popolano, che del popolo ha conservato i vizii e dimenticate le virtù. Sono lavoratori infaticabili, giunti alla potenza a forza di energia e di risparmio, i quali conservano ancora nel corpo tozzo, nelle maniere grossolane e nelle mani indurite i segni del loro passato. Come in una tromba aspirante essi hanno trascinato dietro la loro fortuna la famiglia, comprese le mogli, oneste ex-bisagnine, buone diavolaccie in fondo, malgrado la prosopopea apparente e la smania di lusso.
*Genova tenebrosa è visibile fors'anche ad occhio nudo; essa è localizzata e possiede certe speciali espressioni e manifestazioni, che la indicano subito all'attenzione del curioso e del gaudente.<br>Non così Genova misteriosa. Per quest'ultima la prostituzione, i giuochi di borsa, gli intrighi sono acqua di rose. Essa ha il volto sorridente di esperta matrona e le mammelle avvizzite, bacia e morde ad un tempo ed ove credi non esista ti si scopre ad un tratto come un orribile spauracchio da una scatola a sorprese.<br>Per conoscerla occorre essere una canaglia o assumerne l'aspetto. Neanche la polizia può sorprenderla, tanto essa è attenta e ricca di precauzioni e di {{sic|strattagemmi}}. [...]<br>Ci si dirà: ma dove posson celarsi tanti misteri in una città, che non possiede neanche trecentomila abitanti e che è conosciuta, si può dire, palmo per palmo dalla polizia?<br>Ove meno credete, amabile lettore. Genova è piccola e grande ad un tempo. Da Porta Lanterna essa getta il suo fascio di strade sino a Staglieno da una parte e a San Pietro della Foce dall'altra.<br>A studiarne la carta topografica si riconosce subito, o si crede di riconoscere, la poca probabilità di misteri. Quella rete di strade, di vicoli, di passeggiate pare semplice ed evidente. Eppure, già qualche gruppo fitto di case, come quello descritto da noi nel primo capitolo della «Signorina Scarpette», fa arricciare il naso ad un attento osservatore.
*Il genovese ricco, per quanto diffidente, è come il contadino e si lascia facilmente ingannare da un cumulo di buone apparenze. Perciò, pullulano in Genova gli scrocconi, quasi tutti muniti di un titolo nobiliare più o meno autentico e di una faccia tosta a prova di bomba. Essi sanno il loro potere e corrono di salotto in salotto a prodigare le loro grazie e le loro stoccate.
*Vedete Genova? Da un lato il mare, ove si agitano lievemente selve d'alberi di navi e si profilano le lunghe ombre dei transatlantici; intorno ad esso, lunga e densa la linea delle case, solcate da una grande striscia architettonica di palazzi medioevali, che da piazza Acquaverde va a finire al Duomo.<br>Scorrete con passo celere le strade, da un lato e dall'altro di questo storico solco. Verso il monte troverete vie larghe e giardini e palazzi a caserma; lungo il mare, invece, vicoli e strettoie, che scindono le grevi file di casoni alti, anneriti, piegati sotto il peso degli anni e vicini tanto, da toccarsi con le grondaie: tutta la vita marinara e affaticata del popolo. Quei caseggiati, di notte cerchiati dall'ombra, ma di giorno multicolori, costruiti secondo le figure geometriche più arrischiate, non vi rivelano forse tutta l'indole di questo popolo? In quell'invasione di piccoli spazii, in quell'utilizzazione di ogni tratto di terreno, che vi foggia angoli bizzarri, sporgenze mostruose, bernoccoli massicci, non leggete lo spirito pratico, attivo, calcolatore del genovese? E non vi leggete anche il risparmio e l'economia, smentiti solo in apparenza dalla sfarzosità grottesca delle nuove abitazioni? Quelle nicchie, quei ricami, quei gingilli sui muri, appariscenti e sfacciati, non vi denotano la mania dello sfoggio e del lusso, che prepara lauti banchetti la domenica, mentre gli altri giorni si mangia il minestrone?
 
===[[Pío Baroja]]===