Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Antichi pittori italiani: Francesco Francia
Riga 15:
*[...] di lavori certi di [[Domenico Veneziano]] a Firenze esiste soltanto la bella tavola da lui dipinta per l'altare di Santa Lucia de' Bardi e che ora ammirasi nella {{sic|galleria}} degli Uffizi.<br>Questa pittura costituendo appunto un tesoro rarissimo ha per i devoti dell'arte un interesse speciale, e pel suo squisito colore fa ben comprendere l'invidiosa gara sorta allora tra gli artisti contemporanei del pittore per rapirgli il magico segreto del suo pennello ammaliatore. (p. 124)
*[...] tutta l'opera più importante di Domenico Veneziano, è disgraziatamente andata perduta; e sono distrutti anche gli affreschi ch'egli dipinse insieme al discepolo [[Piero della Francesca]], nella chiesa di Loreto.<br>Però quel poco che rimane ancora della pittura di Domenico, basta per farci ammirare e gustare questi pittore finissimo, questo grande maestro quattrocentista, la cui vita operosa, si avvolge in una nebbia di mistero. (p. 126)
*[...] il [[Benozzo Gozzoli|Gozzoli]], al pari di quasi tutti i pittori suoi contemporanei, commetteva mille graziosi anacronismi nelle sue opere di data e di ambiente; né egli si curava punto di ciò che oggi chiamasi ''colore locale'', cioè di dare al soggetto che stava dipingendo la vera intonazione storica e geografica, o di vestire i suoi personaggi secondo la moda del paese e dell'epoca.<br>Egli non badava difatti a tali sottigliezze, e rappresentava invece le sue figure nel costume dei propri contemporanei; e per lo sfondo ai suoi quadri ed affreschi si ispirava al bel paesaggio toscano che vedeva intorno a sé. (p. 153)
*Domenico Bigordi, detto il ''[[Domenico Ghirlandaio|Ghirlandaio]]'', fu contemporaneo e amico del Botticelli, ma assai meno profondo di questo nel sentimento.<br>Mentre [[Sandro Botticelli]], pittore del simbolismo mistico, sacrificò talvolta la forma all'idea, il Ghirlandaio invece, fu pittore ''verista'' e grande maestro del disegno; egli non si distinse per sublimità d'ispirazione, né per profondità di pensiero, né per originalità di concetto; ma piuttosto per le sue cognizioni tecniche dell'arte e per la sua maestria nel disegnare le figure ed aggrupparle abilmente con bellissimi e talvolta artificiosi effetti di architettura e di paesaggio. (p. 275)
*[...], Domenico Bigordi esordì nell'arte come orefice, e tant'era la sua abilità nel cesellare l'oro e l'argento per formarne quei graziosi serti con i quali le donne fiorentine usavano allora adornarsi il capo, che gli venne dato il soprannome di ''Ghirlandaio''. (p. 275)