Genova: differenze tra le versioni

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*Ci sono giorni in cui la bellezza gelosa di questa città sembra svelarsi: nelle giornate terse, per esempio, di vento, quando una brezza che precede il libeccio spazza le strade schioccando come una vela tesa. Allora le case e i campanili acquistano un nitore troppo reale, dai contorni troppo netti, come una fotografia contrastata, la luce e l'ombra si scontrano con prepotenza, senza coniugarsi, disegnando scacchiere nere e bianche di chiazze d'ombra e di barbagli, di vicoli e di piazzette. ([[Antonio Tabucchi]])
*Come ho accennato, Genova è la più tortuosa e incoerente delle città; distesa qua e là sui fianchi e sulle creste dei dodici colli, è segnata da precipizi e burroni che sono irti di quegli innumerevoli palazzi per i quali, fin dalla prima volta che ci siamo stati, abbiamo udito che il luogo è famoso. Questi grandi edifici, con quelle forme variegate e un po' sbiadite, innalzano i loro enormi cornicioni ornamentali ad altezze vertiginose, dove, in un certo modo indescrivibilmente disperato e pieno di desolazione, sorpassandosi l'un l'altro, sembrano riflettere lo sfavillio e lo splendore del caldo Mediterraneo. Giù a pianterreno, nelle vie strette e senza sole, la gente si muove di un moto perpetuo, andando e venendo, oppure fermandosi sugli ingressi cavernosi o sulla soglia dei negozi bui e affollati, parlando, ridendo, chiacchierando, lamentandosi, vivendo la propria vita in quel modo fatto di conversazione che è tipicamente italiano. ([[Henry James]])
*Come i Genovesi, di dovunque venuti, son Liguri, così tutti i Liguri son Genovesi. ([[Anton Giulio Barrili]])
*Considerando poi le singole parti diremo, che le radici delle [[Alpi]] corrono per una linea curva e sinuosa colla concavità rivolta all'Italia. Il centro poi di questa sinuosità è nel paese dei Salassi; e le estremità danno volta da un lato fino all'Ocra ed al fondo del golfo Adriatico, dall'altro verso la spiaggia ligustica fino a Genova, emporio dei Liguri dove i monti Apennini si congiungono colle Alpi. ([[Strabone]])
*Dalla massa compatta delle spesse mura sporgevano, a lunghi intervalli, bracci di ferro battuto con lanterne contenenti fioche fiammelle. Gli enormi portali degli ingressi sontuosi di fronte ai quali si trovava a passare erano chiusi, e l'unico suono che gli giungeva alle orecchie era quello dei suoi cauti passi. Si fermò in uno slargo all'incrocio di quelle viuzze, e guardandosi attorno si chiese se tutti quegli enormi e grandiosi edifici fossero deserti, o se era lo spessore dei muri a smorzarne ogni segno di vita all'interno: non poteva credere che tutta la popolazione fosse già andata a dormire. ([[Joseph Conrad]])