Ludovica Koch: differenze tra le versioni

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*Il giovane Bēowulf ha molti altri tratti esotici e straordinari. Senza vederlo mai in faccia, sentiamo dire di lui cose suggestive o impressionanti. Dicerie di marinai sulla sua formidabile forza fisica («la potenza di trenta uomini nella stretta del pugno»), commenti del guardacoste sulla sua altezza (''māra'') e sul suo aspetto «senza pari» (''ænlic''), relazioni dell’ambasciatore di Hrōðgār sulla sua eccezionale «imponenza». E grande e rumoroso. La corazza gli sferraglia addosso, e i suoi passi attraverso la reggia fanno «tuonare le tavole dell’impiantito». Come non pensare alle leggende proliferate, nel Nord, intorno all'eccezionale altezza di personaggi storici di cui si conservano per secoli gli scheletri come curiosità?<ref name="beowulf"/>
*Dove passa il confine del mostruoso? Bēowulf indossa con naturalezza i suoi muscoli e la sua smodata statura. Ne è, anzi, candidamente fiero. Ma è più fiero di una capacità acquisita, la bravura nel nuoto: come Byron andrà più orgoglioso della traversata dell'Ellesponto che di tutti i suoi successi con le donne. Bēowulf sa che la sua qualità di ''ēacen'' («fuori norma», «eccessivo»: un aggettivo applicato altrimenti solo a oggetti e soggetti prodigiosi, e sempre con una sfumatura di sospetto e di biasimo) ha stabilito definitivamente la sua funzione. Verrà usato, al suo paese, da ariete e da gladiatore. Toccherà a lui, fin da ragazzo, sbaragliare ogni sorta di pericolosi aggressori, giganti e serpenti marini; e, quasi suo malgrado (durante una bravata di adolescente), infilzare dieci «orche» che minacciavano le navi di passaggio. È automatico che si deleghi a lui solo il tremendo duello con Grendel, e l’inseguimento subacqueo della madre di Grendel. Nessun altro che lui, anche quando è vecchio, potrebbe fare fronte alla «Guerra volante» del drago devastatore.<ref name="beowulf"/>
*Appartengono all'orso di cui Bēowulf porta il nome, al Figlio dell’Orso della fiaba europea, quella terribile morsa delle dita, quel braccio tanto forte da mandare ogni lama in frantumi. Bēowulf non è certo il conte Roland, né tantomeno il cavaliere cortese; ma non si avvicina neppure ai meno sofisticati eroi vichinghi, un Gunnarr o un Sigfrido. Le dita, il braccio, appartengono invece (insieme alla furia improvvisa e intermittente che «gonfia» la mente di Bēowulf) a uno dei tipi più curiosi e interessanti della letteratura norrena. Il guerriero imbestialito e travolgente chiamato ''berserkr'' o ''úlfhéðinn'', che non cessa di essere misterioso per il fatto di essere correntemente documentato. Sono eccessi tipici del ''berserkr'', quelli che Bēowulf in punto di morte si vanta di avere sempre saputo evitare (e in cui invece è caduto il suo modello negativo nel poema, il folle e crudele re Heremōd); la strage «a mente gonfia» (nella ''transe''?) degli amici e dei familiari. Certo seguita, come nelle ballate, da disperati rimorsi. Primitivo o adolescenziale sembra un altro tratto del nostro.<ref name="beowulf"/>
*Questo solitario ragazzo di provincia, che, come si scoprirà in seguito, ha subito un’adolescenza di goffaggini e di umiliazioni, è capace, senza parere, di essere allo stesso tempo un po’ di Achille e un po’ di Ulisse: di unificare i due grandi tipi umani, mitici, letterari del Forte e dell’Astuto, del Braccio e della Mente, di Þórr e di Odino.<ref name="beowulf"/>
*Se Bēowulf è uno straniero da oltremare e forse «una spia», come dice il guardacoste danese, Grendel e sua madre sono definiti subito e con grande chiarezza come Esseri dell’Altrove, Creature di Fuori. Appartengono, cioè, a un paese diverso dal Mondo di Mezzo abitato dagli uomini. Forse allo stesso Altrove da dove vengono tutti i nemici, il serpente della laguna e il drago (lo ''Jǫtunheim'' della mitologia nordica).<ref name="beowulf"/>