Indro Montanelli e Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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*[[Filippo Brunelleschi]] fu per il Quattrocento ciò che [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] fu per il secolo successivo: l'inventore di uno stile architettonico nuovo che ripudiò i tradizionali canoni gotici, conservandone tuttavia alcuni moduli e assimilandoli in una concezione moderna e vitale nello spazio. (cap. 21, p. 236)
*{{NDR|[[Donatello]]}} Fu il più grande plastico del Quattrocento. Aprì nuovi orizzonti alla scultura, specialmente a quella del ritratto, riscoprì il nudo che l'arte medievale, d'ispirazione religiosa e d'intonazione edificante, aveva ripudiato, e fu il capostipite di quell'indirizzo realistico che in pittura ebbe nel [[Masaccio]] il suo più compiuto interprete. (cap. 21, p. 239)
*Nel «Tributo a Cesare»<ref>Affresco nelladella [[cappella Brancacci]] dellanella basilica di Santa Maria del Carmine a Firenze.</ref> sono stupendamente compendiate le qualità pittoriche del [[Masaccio]]: la nobiltà del disegno, la maestosità delle figure, l'unità della composizione, la misura prospettica e l'intensità psicologica. Il Vasari definì moderno lo stile di questo artista geniale e solitario, che spianò la via a tutta la pittura toscana successiva. (cap. 21, p. 239)
*A ventisei anni {{NDR|[[Filippo Lippi]]}} lasciò il convento, ma conservò la tonaca, che tuttavia non bastò a salvarlo dalle tentazioni. Era un gagliardo peccatore sempre pronto ad abbandonare colori e pennello per correr dietro a una sottana. Un giorno Cosimo de' Medici gli commissionò un dipinto, ma vedendo che l'artista, distratto dalle donne, non si decideva a porvi mano, lo chiuse a chiave nello studio. La notte successiva il Lippi, in preda a un accesso erotico, fuggì calandosi con le lenzuola dalla finestra per riparare in un bordello. (cap. 21, p. 241)
*Fra i grandi protagonisti della storia, [[Cristoforo Colombo|Colombo]] non è dei più coloriti e avvincenti. Le sue delusioni non furono solo il frutto dell'ingratitudine altrui, ma anche della sua grettezza, aridità e avidità. Ma la sua impresa resta tuttavia fra le più grandi e decisive di tutti i tempi. Il 1492, con cui molti autori fanno finire il Medio Evo e cominciare quello moderno, è davvero una data fondamentale. Essa segna lo spostamento del baricentro mondiale dal [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] all'[[Oceano Atlantico|Atlantico]]. (cap. 27, p. 300)
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*Erano cento i volumi comparsi sotto il nome di Voltaire, e non ce n'era uno che non contenesse qualche scintilla del suo genio. A distanza di due secoli, si può rileggerli tutti senza trovarvi un aggettivo superfluo, un grammo di adipe, ed emergere da questa scorpacciata con una fame intatta di Voltaire. Non conosciamo scrittore di cui si possa dire in piena coscienza altrettanto. (cap. 9, 1971, pp. 132-133)
*{{NDR|[[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]]}} Capricciosa, prepotente, sventata, non era mai stata popolare. Ora aveva perso anche la sua pàtina di frivola gaiezza un po' perché non ne aveva più l'età, un po' perché proprio in questa emergenza la sorte l'aveva duramente colpita portandole via il primogenito, erede al trono. Bruscamente richiamata da quella sventura alla realtà, vi reagiva con puntigliosa acredine. (cap. 35, 1971, pp. 668-669)
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==