Nonviolenza: differenze tra le versioni

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*Tutta la spiritualità orientale è nonviolenta, diversamente da quella ebraico-cristiana, che è invece un'immensa legittimazione della violenza. Buddisti, jainisti, i rinuncianti in genere hanno scoperto questa dimensione, che a mio avviso ha due fondamenti. Il primo è la nobiltà e la bellezza delle vittime. Il secondo è la bellezza di colui che potrebbe essere violento e non lo è. La nonviolenza si estende a tutte le forme di esistenza [...]. Finora l'idea della nonviolenza è stata la forma più alta dell'etica e della spiritualità, ma sta diventando una necessità economica e geopolitica. Solo un'umanità di nonviolenti, nel senso più ampio, è ecologicamente ed economicamente sostenibile in un pianeta arrivato ormai al limite delle sue capacità vitali. ([[Luigi Lombardi Vallauri]])
*Tuttora si pensa spesso alla nonviolenza come a un'opzione politica rinunciataria, di esclusione del conflitto, o come a un'espressione ideale priva di effetti pratici, una sorta di aspirazione che si sa irraggiungibile. E invece [[Aldo Capitini|Capitini]] scriveva nonviolenza in unica parola proprio per distinguerla dalla semplice assenza di violenza. Il cardine della nonviolenza è l'insoddisfazione per lo stato di cose esistente, la tensione a battersi contro l'ingiustizia dovunque essa sia, e a farlo con metodi che prefigurano quel che verrà dopo, quindi senza violenza, diffidando delle gerarchie, allargando quanto più possibile la partecipazione e lo sviluppo etico-religioso della personalità umana. ([[Lorenzo Guadagnucci]])
*[[Violenza]] e nonviolenza non sono concetti che hanno una giustezza assoluta, tutto va valutato sulla base del contesto storico e delle condizioni. ([[Marco Rizzo]])
 
===[[Aldo Capitini]]===