Vespasiano da Bisticci: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Janus Pannonius]] tornato in Ungheria dopo gli anni di soggiorno in Italia si confida con V. da Bisticci<ref>{{cfr}} Ruzicska, ''Storia della letteratura ungherese'' capitolo XXII, p. 218.</ref>}} Giunto di là, e veduto i costumi di quelle genti, gli parvero molto strani, rispetto a quegli d'Italia, dov'egli s'era allevato. Benché gli fusse fatto tanto onore e dal re e dall'arcivescovo e da tutti quegli signori quanto fu possibile, e non vi poteva istare in maggiore riputazione che vi stava, non vi si poteva pegio contentare che faceva, secondo che io intesi da lui; e massime avendo l'animo e l'ingegno pellegrino quanto dire si potesse.<ref>Citato in [[Paolo Ruzicska]], ''Storia della letteratura ungherese'', Nuova Accademia Editrice, Milano, 1963, capitolo XXII, p. 218. </ref>
*{{NDR|[[Alfonso V d'Aragona]]}} [...] gran lume delle lettere [...]<ref>Citato in Tobia Cornacchioli, ''Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, L<nowiki>'</nowiki>''academia'' parrasiana e l'Umanesimo cosentino'', Edizioni Periferia, Cosenza, stampa 1990, p. 65.</ref>
*{{NDR|[[Niccolò Niccoli]]}} [...] quando era a tavola, mangiava sempre in vasi antichi bellissimi, e così tutta la sua tavola era piena di vasi sidi porcellana, o d'altri ornatissimi vasi [...]. A vederlo in tavola, così antico com'era, era una gentilezza.<ref>Citato in [[Eugenio Garin]], ''Storia della filosofia italiana'', terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, 1989, vol. 1, p. 285.</ref>
 
==Note==