Luigi Barzini (1874-1947): differenze tra le versioni

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*Sulle sofferenze della vecchia Russia si sono formate molte leggende. Mancava la libertà ma non mancava il pane. Ci voleva una dura carestia o una lunga guerra perché, sulle zone private dei raccolti dalla siccità o dalla requisizione, si arrivasse alla fame. (cap. 10, p. 136)
*Con quattro parole {{NDR|la terra ai contadini}}, una frase magica netta come un colpo di spada, Lenin offriva alle fantasie e alle passioni un orientamento, la soluzione radicale e fulminea a quell'antico problema rurale che era stato l'incubo dell'Impero, la ragione di tutte le sommosse, le rivolte, e congiure, l'anima stessa della rivoluzione. Da Pietro il Grande a Nicola II, la storia russa si annoda attorno alla questione agraria (cap. 10, pp. 140-141)
*La gioventù che esce dalle università sovietiche e che formerà le future classi dirigenti è di una ignoranza stupefacente, fuori delle sue specializzazioni. Chiusa nella rigidità di dottrine assolute come in una prigione, privata di termini di paragone e di elementi di giudizio, manca di senso critico e di equilibrio spirituale. Crede alla propria superiorità nell'universo ed alla propria perfezione. È fanatica, dogmatica, invasa da un misticismo conquistatore, combattiva, inflessibile, piena di un orgoglio esasperato. Ignora o nega la parte che il talento straniero ha nella ricostruzione russa, e considera la scienza come un prodotto del bolscevismo. Troppo sicura di sé per dubitare della sua competenza, si slancia al lavoro, entusiasta, attiva, col più grande disprezzo per chi, più anziano, le ingombra il passo. (cap. 11, pp. 192-193)
*L'utopia comunista è forzata ad una revisione perpetua dei suoi postulati. Per cercare di far scaturire negli uomini al lavoro una più intelligente volontà di sforzo, ha dovuto rinunziare alla livellazione sociale ristabilendo differenziazioni di compensi, di regimi di vita, di classi sociali. Per tentare di riuscire il comunismo deve farsi meno comunista. (cap. 12, p. 240)
*Lo spionaggio mantiene il terrore. Nelle scuole rurali si educano i bambini a sorvegliare le loro famiglie e a riferire quello che sentono e quello che vedono fra le pareti domestiche. Il contadino si chiude nella sua impassibilità come in una corazza. (Cap. 13, p. 244)