Karl Kautsky: differenze tra le versioni

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*La parte della giornata lavorativa nella quale l'operaio lavora oltre i limiti del tempo necessario, producendo non un valore che risarcisce la sua forza-lavoro, ma un plusvalore per il capitalista, Marx lo chiama ''tempo di pluslavoro'', tempo di lavoro supplementare, e il lavoro speso in esso ''pluslavoro''. (Parte seconda, cap. 3, p. 78)
*Il ''tempo di lavoro necessario'' e il ''tempo di pluslavoro'' insieme formano la ''giornata lavorativa''.<br>''Il tempo di lavoro necessario'' è, in date circostanze – un determinato grado di produttività del lavoro, di bisogni della classe operaia ecc. –, una ''grandezza determinata''. [...]. Quanto più lungo è il tempo di lavoro, tanto maggiore – in condizioni altrimenti uguali – è il saggio del plusvalore. Il capitalista tende quindi ad allungare il più possibile la giornata lavorativa. Il suo ideale sarebbe di far lavorare l'operaio ininterrottamente per 24 ore<ref>Nell'inchiesta parlamentare austriaca sulle condizioni degli operai effettuata nel 1883 si è constatato che in diverse filande di Brünn si lavorava senza interruzioni da sabato mattina fino a domenica mattina. Questa bella abitudine purtroppo non si limita solo a Brünn e alle filande. {{NDR|N.d.A., p. 83}}</ref>. (Parte seconda, cap. 4, p. 83)
*L'azione internazionale della ''classe operaia'' per le otto ore, inaugurata dal congresso internazionale di Parigi del 1889, assunse invece già l'importanza di un movimento di portata storica mondiale. La ''festa del [[Festa del lavoro|primo maggio]]'', una dimostrazione in favore della protezione operaia internazionale, è effettivamente diventata una straordinaria parata e una festa di vittoria del proletariato internazionale in lotta. (Parte seconda, cap. 4, p. 95)
 
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