Ovidio: differenze tra le versioni

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*Ma il figlio d'Issíone derise chi ci credeva, e, miscredente e insolente com'era, disse: «Frottole racconti, Achelòo, e fai troppo potenti gli dèi, se pensi che diano e levino la figura alla gente». Gli altri allibirono e disapprovarono simili parole, e Lèlege, piú maturo di tutti di mente e d'anni, cosí prese a parlare:<br>«Immensa e senza limiti è la potenza del cielo, e qualunque cosa gli dèi vogliano, si compie. [...]» (VIII, 611; 1994, p. 325)
*«Ohè! Un po' di rispetto per me! Siete impazziti? Crede qualcuno di essere cosí potente da poter superare il [[destino]]? Per volere del destino Iolào è tornato ad anni già vissuti. Per volere del destino i figli di Callíroe otterranno di diventare adulti, e non con gli intrighi o le armi. Anche voi dipendete dal destino e, se ciò vi consola, anche io. Ché se fossi capace di mutarlo, il caro Èaco non sarebbe curvo sotto i suoi tanti anni e Radamanto avrebbe in eterno il dono della giovinezza e cosí il mio Minosse, che per l'amaro peso della vecchiaia è ora disprezzato e non governa piú come una volta». (Giove; IX, 428; 1994, p. 365)
*Lasciamo ai [[giovinezza e senilità|vecchi]] conoscere il diritto ed esaminare che cos'è permesso e che cos'è empio e non empio e rispettare le sottili distinzioni delle leggi. Alla [[giovinezza e senilità|nostra età]] si conviene essere temerari, in amore. Ancora non sappiamo che cosa sia lecito, e crediamo che tutto sia lecito e seguiamo l'esempio dei grandi dèi. (IX, 554; 1994, p. 371)
:''Iuta senes norint, et quid liceatque nefasque | fasque sit inquirant, legumque examina servent. | Conveniens Venus est annis temeraria nostris; | quid liceat nescimus adhuc, et cuncta licere | credimus, et sequimur magnorum exempla deorum.''
*Tanta è l'[[arte]], che l'arte non si vede. (X, 251; 1994, p. 399)