Lev Trockij: differenze tra le versioni

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*Sotto la pressione della più ricca Europa, lo Stato russo assorbiva una parte della ricchezza nazionale relativamente più considerevole che in Occidente e così non solo condannava le masse popolari a una duplice miseria, ma indeboliva anche le basi delle classi possidenti. Avendo tuttavia bisogno dell'appoggio di queste ultime, lo Stato stimolava e regolava la loro formazione. Come risultato, le classi privilegiate, burocratizzate, non poterono mai svilupparsi pienamente e quindi lo Stato russo si avvicinava sempre più ai regimi dispotici dell'Asia. (p. 20)
*La scarsissima importanza delle città russe contribuì più di ogni altra cosa allo sviluppo di uno Stato di tipo asiatico ed escludeva in particolare la possibilità di una riforma religiosa, cioè di una sostituzione dell'ortodossia feudale e burocratica con una varietà più moderna di cristianesimo, adatta alle esigenze della società borghese. La lotta contro la chiesa di Stato non andò al di là della formazione di sette contadine, di cui quella dei Vecchi Credenti fu la più potente. (p. 22)
*[[Georgij Valentinovič Plechanov|Plechanov]], [[Ljubov' Isaakovna Aksel'rod|Aksel'rod]], la Zasulic[[Vera Zasulič|Zasulič]], [[Julij Martov|Martov]], seguiti da tutti i [[Menscevismo|menscevichi]], partivano dal punto di vista che in una rivoluzione borghese la funzione dirigente non poteva spettare che alla borghesia liberale, nella sua qualità di naturale pretendente al potere. Secondo questa schema, al partito del proletariato spettava la parte di ala sinistra del fronte democratico: la socialdemocrazia doveva appoggiare la borghesia liberale nella lotta contro la reazione, ma contemporaneamente doveva difendere gli interessi del proletariato contro la borghesia liberale. In altri termini, i menscevichi consideravano la rivoluzione borghese soprattutto come una riforma liberale e costituzionale. (p. 23)
*[[Nicola II di Russia|Nicola II]] aveva avuto in eredità dai suoi antenati non solo un impero immenso, ma anche la rivoluzione. Essi non gli avevano lasciato alcuna qualità che lo rendesse atto a governare l'impero o solo una provincia o un distretto. Al flusso della storia, le cui ondate si avvicinavano sempre più alle porte del palazzo, l'ultimo dei Romanov contrapponeva una sorda indifferenza: sembrava che tra la sua mentalità e i suoi tempi si frapponesse una parete divisoria, sottile, ma assolutamente impenetrabile. (p. 70)
*La sua personalità era, in fondo, caratterizzata da un'intima indifferenza, da una grande carenza di forza morale, da una scarsezza di impulsi volitivi. La maschera dell'indifferenza, che in certi ambienti viene chiamata «educazione», si confondeva naturalmente con il viso stesso di Nicola. (p. 71)