Tommaso Labranca: differenze tra le versioni

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*[...] a fine gennaio 1992, Il Venerdì di Repubblica chiese a un po' di personaggi, i soliti, che cosa pensassero del [[Festival della Canzone Italiana di Sanremo|Festival di Sanremo]]. Mi è rimasta impressa nella memoria, a lettere di fuoco, la risposta di tale [[Lidia Ravera]] che, per fare la colta kitsch, disse di disprezzare le canzoni e di ascoltare solo [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] e [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]]. Mozart e Beethoven, ripeto. Non [[György Ligeti|Ligeti]] o [[Iannis Xenakis|Xenakis]]. Ma Mozart e Beethoven. Ossia, la signora Ravera sostituiva la melodia delle canzoni non con una ricerca intellettuale, con l'interesse nell'atonalità o nella stocastica, ma con la KV 550 (solo il primo movimento, per carità) o con la ''Für Elise''... Chissà, magari ai vertici della hit parade che la Ravera cela in fondo al suo cuore c'è Titti Bianchi, ma questo non si può dire a un giornale. (''Parte terza: agiografie non autorizzate. Musica leggera e letteratura pesante'', p. 69)
 
== ''Neoproletariato ''==
*[[Diana Est]], colei che fu celebrata come la diva del postmodern intellettuale e musicale, lanciava nel 1983 con ''Le Louvre'' un manifesto libertario in cui cantava "fuori dai musei / nuovi amici miei". Con questi versi la Est annunciava la rottura delle barriere tra arte e vita quotidiana, attendeva il crollo delle pareti dei musei dove si deve tacere e la mescolanza ultima tra statue ed esseri umani. In fondo l'auspicio contenuto in quel testo era uno solo: l'abbassamento dell'opera da ''artistico'' a ''quotidiano'', la cancellazione del valore che nasceva quasi esclusivamente dall'esposizione museale. (''Vier letzte Lidl (Ultimi quattro Lidl)'', p. 92)