Iran: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 10:
*Parlare con l'Iran è necessario per almeno tre ragioni. È una potenza regionale, ha un capitale petrolifero che può giovare all'intera regione ed è la guida autorevole di una minoranza musulmana, gli sciiti, che attraversa il Golfo, è maggioranza in Iraq, si estende sino alla Siria e soprattutto al Libano. Non riusciremo a spegnere i fuochi della Siria senza la collaborazione dell'Iran. E non vi saranno prospettive di pace in Afghanistan se l'Iran non sarà chiamato a fare la sua parte. ([[Sergio Romano]])
*Per difendere la nostra patria non chiediamo permesso a nessuno. ([[Hassan Rouhani]])
*Per quasi dodici secoli la poesia è stata il modo principale d'espressione del popolo iraniano. L'Iran potrebbe essere l'unico paese in cui non si trova una singola casa con almeno un libro di poesie. Inizialmente, i poeti persiani avevano difficoltà nel definire il loro ruolo nella società. I regnanti appena convertiti all'Islam sospettarono che i poeti stavano cercando di riportare in auge la fede zoroastriana per minare la nuova religione. Il clero vedeva i poeti come persone che desideravano tenere in vita la lingua persiana e perciò sabotare l'ascesa dell'arabo come la nuova ''lingua franca''. Senza i vecchi poeti persiani, può darsi che gli iraniani sarebbero finiti come tanti paesi nel Medio Oriente che persero le loro lingue indigene e divennero parlatori dell'arabo. Nei primi tempi, i poeti persiani svilupparono una strategia per controllare l'ardore dei regnanti e dei mullah. Cominciarono ogni ''qasida'' con un elogio a Dio e al Profeta, seguito da un panegirico per il regnante contemporaneo. Una volta svolte queste "obbligazioni", potevano passare ai temi reali delle poesie che intendevano comporre. Tutti sapevano che c'era dietro un trucco, ma tutti accettavano il risultato perché era buono. Malgrado questo ''modus vivendi'', alcuni poeti finirono in prigione o in esilio, mentre molti altri passarono le loro vite in difficoltà, se non la povertà. I poeti però non erano mai passati a fil di spada. Il regime Komeinista è il primo nella storia dell'Iran ad aver giustiziato tanti poeti. Implicitamente o esplicitamente, certi regnanti misero in chiaro ciò che i poeti non potevano scrivere. Ma mai nessuno sognò di dire al poeta ciò che doveva scrivere. ([[Amir Taheri]])
*Questo paese conosce da sempre le guerre e i martiri. Perciò, come diceva mio padre: "Quando arriva un'onda troppo grossa, abbassa la testa e lasciala passare"! (''[[Persepolis (fumetto)|Persepolis]]'')