Grandi purghe: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
immagine
altra citazione e nota
Riga 2:
[[File:Radek's action.jpg|thumb|upright=1.2|[[Andrej Januar'evič Vyšinskij|Andrej Vyšinskij]], al centro, nel 1937. Vyšinskij rappresentò la pubblica accusa nei maggiori processi politici delle ''grandi purghe''.]]
Citazioni sulle '''grandi purghe''' o '''grande terrore'''.
 
*È stato calcolato, con l'approssimazione delle cifre non ufficiali, che nei due anni del Grande Terrore – 1937-1938 – circa cinque milioni di cittadini sovietici siano finiti negli ingranaggi della NKVD<ref>''Narodnyj komissariat vnutrennich del'', Commissariato del popolo per gli affari interni.</ref> di [[Nikolaj Ivanovič Ežov|Ezov]], e che il 10% di quella colossale cifra sia stata messa a morte attraverso processi più o meno rapidi seguiti da fucilazione, o da immediate esecuzioni, che «privilegiavano» i colpiti evitando loro l'atroce agonia dei prolungati interrogatori e delle relative torture per strappare le denunce di altri compagni. Il resto sarebbe finito nei gulag a scontare pene del tutto arbitrarie, troncate spesso dalla morte dopo infiniti stenti.
 
*La Purga non fu una sorpresa improvvisa e completa, perché aveva le sue origini profonde nel passato sovietico. Sarebbe senza dubbio falso concludere che essa fosse una conseguenza inevitabile della natura della società sovietica e del Partito Comunista: era in se stessa un mezzo per imporre un violento mutamento a quella società e a quel partito. Ma nonostante questo, non avrebbe potuto essere imposta che a un ambiente affatto particolare come quelle del governo sovietico; e le sue caratteristiche peculiari, alcune delle quali riescono difficilmente credibili a mentalità straniere, derivano da una tradizione specifica. ([[Robert Conquest]])
 
*Nulla di più errato sarebbe comunque ritenere che le grandi purghe del 1937-38 fossero opera di poche migliaia di sadici aguzzini agli ordini «materiali» di [[Nikolaj Ivanovič Ežov|Ezov]] e «politici» di [[Stalin]]. Tutto il corpo del partito e dello Stato sovietico erano direttamente partecipi, sia pur con diversi livelli di responsabilità. Inspiegabile, difatti, sarebbe la rassegnata passività dei colpiti e la mancanza di qualsiasi solidarietà organizzata, «politica», nei confronti delle vittime. Al di là dell'efficiente macchina del terrore ezoviana, Stalin poteva contare, dirigendo quella battaglia, sul suo carisma – ormai fortissimo nel paese – ma anche sull'appoggio di quanti vedevano nelle selvagge epurazioni la possibilità di emergere, di scalzare dirigenti e funzionari che ai loro occhi erano sembrati sin allora potenti e inamovibili. ([[Gianni Rocca]])
 
==Note==
<references />
 
==Voci correlate==