Enzo Biagi: differenze tra le versioni

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*Una volta in Argentina, per salvare la compagnia, naufragata nell'insuccesso, {{NDR|[[Paola Borboni]]}} sacrificò un po' della sua virtù al presidente di quella tumultuosa Repubblica. (Borboni, Paola (1900-1995), p. 48)
*{{NDR|[[Michael E. DeBakey]]}} È un solitario che ignora le relazioni sociali, non fuma, non beve, non dà la caccia al denaro: gli bastava lo stipendio della Baylor University e regalava i suoi emolumenti alla facoltà. ({{sic|De Bakey}}, Michael (1908), p. 85)
*Nel 1936 al posto di [[Genrich Grigor'evič Jagoda|Jagoda]] come primo capo dell'NKVD<ref>''Narodnyj komissariat vnutrennich del'', Commissariato del popolo per gli affari interni.</ref>, c'era [[Nikolaj Ivanovič Ežov|Ežov]], il «nano sanguinario». Era alto poco più di un metro e mezzo, stava nel Partito dal 1917. Aveva denunciato il suo predecessore come ex spia della polizia zarista, ladro e malversatore. [...] Quando arrivò a Kiev, nel 1938, fece fucilare secondo le ultime rivelazioni 30.000 persone. Un bel numero. E quando venne arrestato, nel tentativo di difendersi, denunciò tutti.<br> Ma nessun boia, nella storia russa, si salva dal destino delle sue vittime; Ežov venne ucciso, nel manicomio criminale dove lo avevano relegato per il suo squilibrio mentale, con un colpo di pistola e lo trovarono impiccato a un albero con un cartello scritto da diverse mani: «Io sono una merda». (Ežov, Nikolaj I. (1895-1940), p. 11111)
*Non mi risulta che [[Mario Melloni]], in arte Fortebraccio, abbia mai scritto una critica acre o volgare. Per lui il [[comunismo]] era un modo per realizzare il [[cristianesimo]]. Da una parte i ricchi che lui chiamava «Lor signori», dall'altra parte i poveri, con una particolare predilezione per i metalmeccanici. (Fortebraccio (Mario Melloni) (1902-1989), p. 123)